Nato in Polonia, a Nowy Targ, sessantasei anni fa, Jozef Wesolowski - il più alto in 'grado' mai indagato in Vaticano per abusi sessuali - era stato ordinato sacerdote nel 1972 dall'allora arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Wojtyla. Molto presto entra nel servizio diplomatico della Santa Sede.
I primi ruoli sono in diversi Paesi tra Africa, America Latina, Asia e Europa. Diventa vescovo nel 2000 e a consacrarlo nella Basilica di San Pietro, il giorno dell'Epifania, è ancora una volta Wojtyla, all'epoca Papa Giovanni Paolo II.
Le sue doti di diplomatico, e forse anche la familiarità con il Papa polacco, lo portano a ricoprire l'incarico di Nunzio in vari Stati. Prima in Bolivia poi in alcuni Paesi dell'Asia centrale (Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan).
Fino al 2008 quando arriva nella Repubblica dominicana.
E' a Santo Domingo che cominciano i suoi guai giudiziari.
Accusato di adescare minori sulle spiagge dell'isola caraibica, era sotto osservazione da parte della magistratura dominicana.
Ma quando l'inchiesta viene formalmente avviata, nel settembre del 2013, Wesolowski è già in Vaticano. Era stato richiamato ad agosto per volere di Papa Francesco, dopo le gravi notizie che erano trapelate sul suo conto.
Le accuse del Paese latinoamericano risultano presto fondate e parte il processo canonico. Prima tappa è la riduzione, a giugno di quest'anno, allo stato laicale. La Santa Sede vuole andare fino in fondo ma l'ex monsignore ha diritto di fare appello.
La gravità dei fatti che gli vengono addebitati spinge il Vaticano ad accelerare le procedure per far sì che non resti a piede libero. Notizia di oggi l'arresto.
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