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Renzi, non ci daremo tregua in lotta a corruzione

Renzi, non ci daremo tregua in lotta a corruzione

Aumentano le pene: a 4 a sei anni e da 8 a 10. Maltolto verrà restituito

ROMA, 13 dicembre 2014, 16:39

Eva Bosco

ANSACheck

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Sulla corruzione, avevamo un impegno da mantenere", un impegno che consiste nel "cambiare le regole del gioco". Dopo un consiglio dei ministri durato un'ora esatta, il premier Renzi esordisce con questa parole in conferenza stampa per annunciare il via libera al pacchetto anticorruzione. E a chi già pensa che sia un compromesso al ribasso, risponde: "Se questo è un compromesso, sono pronto a fare compromessi tutta la vita". Contro la corruzione "possiamo andare a testa alta". Il Cdm ha varato un disegno di legge con quattro punti: pene più severe che arrivano nel massimo a 10 anni per la corruzione, con conseguente allungamento dei termini entro in quali questo reato cade in prescrizione; patteggiamento possibile solo se si restituisce il maltolto e comunque, grazie all'innalzamento delle pene, con scarsa possibilità di sfuggire del tutto il carcere, perché "sono finiti i tempi delle uscite gratis di prigione", sintetizza Renzi; confische e sequestri dei beni che i corrotti hanno sottratto, con la possibilità di agire anche sugli eredi; e infine misure più generali per "allungare la prescrizione", ha annunciato il guardasigilli Orlando, per bloccarne il decorso due anni dopo la condanna in primo grado e un anno dopo l'appello. Ma se la prescrizione si allunga, "è fondamentale che le sentenze arrivino il più presto possibile", è l'appello rivolto da Renzi alle toghe. Il premier promette che "non si darà tregua" ai corrotti.

La scelta dello strumento normativo, un disegno di legge, che prossimamente sarà trasmesso in parlamento, fa prevedere che la discussione sui contenuti è in realtà appena iniziata. Il testo inizierà l'iter dalla Camera e il Pd - annuncia il responsabile giustizia del partito David Ermini - presenterà un emendamento per consentire sconti di pena a chi collabora con gli inquirenti. Ma procedere per decreto su una materia così delicata non era possibile, "non si fanno decreti su materie penali. Non si fanno per principio", taglia corto Renzi, che però chiede alle Camere "una risposta seria e, speriamo, il più veloce possibile"; e annuncia non solo la volontà di garantire una corsia d'urgenza al ddl, ma anche di l'intenzione di "mettere la fiducia, se sarà necessario". Insomma, in tema di corruzione e prescrizione il confronto parlamentare si annuncia intenso. In Consiglio dei ministri questa sera sono arrivate due proposte: una prevedeva di intervenire solo sulla corruzione propria, ed è quella che è passata; l'altra, più articolata con interventi sui diversi reati contro la pubblica amministrazione, compresa la corruzione in atti giudiziari, l'induzione indebita a dare e promettere utilità, la concussione. Per ora, di tutto questo non si parla. Forse saranno temi che saranno ripresi più in là. Ma a giudicare dalla rapidità con cui il Cdm si è concluso, dopo che la scorsa riunione si era prolungata fino a mezzanotte senza nessuna decisione in fatto di prescrizione sebbene su questo tema si fossero scatenate le polemiche dopo la sentenza Eternit, i ministri devono essere entrati a Palazzo Chigi già con un'intesa di massima.

"C'è stata la piena condivisione di tutti", ha assicurato Renzi. L'intesa poggia su un testo forse più "light" di quanto si sarebbe potuto fare e che, di fatto, incide su un solo reato, ma che ha consentito di superare velocemente eventuali impasse di trovare un accordo sul nocciolo della questione. Punire in maniera più severa i corrotti e aggredire "il malloppo", come ha detto Orlando, perché "accanto all'inasprimento delle pene detentive, c'è l'aggressione del denaro che è la cosa che fa più paura ai corrotti e ai corruttori". E, ha aggiunto Renzi, "i corruttori devono pagare fino all'ultimo centesimo". Un'impostazione che lascia molto perplessi i Cinque Stelle. "La montagna ha partorito il più classico dei topolini - è la critica che arriva dai membri della commissione Giustizia - . Il consiglio dei ministri tanto sbandierato da Renzi come risolutore per la corruzione, non è che un insieme disordinato di norme. Ci vogliono leggi chiare, semplici ed efficaci, come quelle che noi abbiamo presentato da molto tempo sull'anticorruzione".

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