Un Pd debole, indeciso, privo di certezze torna al centro della scena politica. Forse non volendolo; certamente strattonato dal centrodestra e dal Movimento Cinque stelle, non perchè amato ma perchè ad oggi rappresenta l'arma di distruzione di massa all'interno dell'ormai sterile guerra di veti di questa crisi. Silvio Berlusconi non ne ha mai fatto mistero: preferisce un'alleanza della sua coalizione con il Pd, una sorta di Nazareno-bis. E sottotraccia si sta facendo largo un'idea spericolata: farsi dare l'incarico da Sergio Mattarella per poi cercare in Parlamento i voti di un Pd in crisi d'identità. Operazione ai limiti della fantascienza che ha però subito messo in allarme Matteo Salvini che invece continua a guardare ad un accordo con Luigi Di Maio.
"In settimana continuerò a dialogare con altri (a cominciare da Di Maio), l'unica cosa che escludo è di fare un governo insieme al PD che ha fatto disastri negli ultimi sei anni", ha chiarito Salvini per frenare una serie di indiscrezioni che circolavano dopo il vertice di oggi ad Arcore. Vertice del centrodestra che, al di là del comunicato di rito, certamente non ha dissipato dubbi e sospetti reciproci. Tanto che Giancarlo Giorgietti, capogruppo della Lega alla Camera, ha detto con chiarezza l'unica cosa seria, cioè che è arrivata l'ora di "ragionare" su un premier terzo, cioè diverso da Salvini o Di Maio. Quest'ultimo però continua a tenere in caldo la carta di un'alleanza con il Pd che tanto infastidisce Salvini.
Martedì il Quirinale farà il punto sulla situazione e deciderà il calendario delle seconde consultazioni. E' chiaro che anche questo fine settimana è passato nel nulla. Mattarella si augura che il tempo di riflessione concesso porti a "un germoglio d'intesa" che possa permettere qualche passo avanti da valutare nella seconda chiamata al Colle.
E' evidente che le trattative si svolgano in questa fase fuori "Palazzo" ma è anche scontato che il presidente non possa assistere all'infinito alla reiterazione degli stessi slogan e delle stesse chiusure. A un certo punto dirà la parola fine e prenderà in mano la situazione. E lontano all'orizzonte c'è solo il ritorno alle urne. Le dichiarazioni di Di Maio non sembrano ancora andare verso un barlume d'intesa visto che il capo politico dell'M5s continua ad essere durissimo nei confronti del Cavaliere: "da Arcore non può scaturire un governo di cambiamento ma solo un governo-ammucchiata. Per noi questo film non esiste. Salvini non si condanni all'irrilevanza", ha detto. Ma a confermare indirettamente che l'asse M5s-Lega regge e che il Governo si farà e sarà bellissimo, ci pensa Beppe Grillo confermando piena fiducia a Luigi Di Maio: "succederà tutto e sarà una cosa meravigliosa, l'Italia è un Paese straordinario". Vedremo.