C'erano quattro presunti scafisti a bordo della Diciotti. La polizia in serata ha eseguito 4 decreti di fermo nei confronti di tre cittadini egiziani e di uno del Bangladesh, ritenuti i presunti scafisti che hanno condotto l'imbarcazione con a bordo gli immigrati poi soccorsi dalla Diciotti e sbarcati in Sicilia. Ai quattro vengono contestati associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, violenza sessuale e procurato ingresso illecito.
Per i migranti quello di oggi è stato il loro primo giorno a terra, a Messina, dopo quasi due settimane di navigazione. Sono in 143 nell'hotspot di Messina, sbarcati da nave Diciotti della Guardia costiera rimasta per cinque ormeggiata al porto di Catania, in attesa di potere scendere. E adesso attendono con trepidazione di sapere dove andare. Alle spalle storie terribili di violenze subite durante i loro lunghi viaggi per raggiungere la Libia e poi nei centri di raccolta sul quel lembo infuocato della costa nord dell'Africa che sono come prigioni, a volte peggio: luoghi di sopraffazione e tortura. In molti mostrano le cicatrici evidenti di quegli abusi, come le 11 donne eritree che sarebbero state violentate prima di partire dalla Libia.
Adesso di nuovo l'attesa. Che non dovrebbe essere lunga nell'hotspot dell'ex caserma di Bisconte. E' la speranza condivisa dall'arcivescovo di Messina, monsignor Giovanni Accolla già al lavoro "con i rappresentanti delle istituzioni Italiane per decidere insieme in quali centri della Curia trasferirli". Un centinaio saranno accolti dalla Chiesa Italiana, altri 40 saranno distribuiti tra Albania e Irlanda.
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