Aperture, le regioni in ordine sparso. Dalla prudenza della Sardegna alla assertività della Puglia: 'Riapriamo il 18'. Zaia: 'Un tavolo ogni 4 mt? Significa chiudere ristoranti'. Intanto il Tar annulla l'ordinanza della Calabria, che permetteva il servizio ai tavoli se all'aperto per bar e ristoranti. La governatrice Santelli: 'Per il governo è una vittoria di Pirro'.
Boccia, nessuna apertura senza protocolli di sicurezza - "Ritengo imprescindibile che le ordinanze delle Regioni prevedano, espressamente, il rispetto dei protocolli per la sicurezza dei lavoratori che saranno individuati con apposite linee guida definite dal Comitato tecnico scientifico e dall'Inail". Così il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia in una lettera alle Regioni, chiedendo di "dare assicurazione che non verranno disposte aperture in assenza dell'individuazione dei predetti protocolli".
Il Tar di Catanzaro "accoglie il ricorso e annulla l'ordinanza del Presidente della Regione Calabria del 29 aprile 2020 nella parte in cui dispone che sul territorio della Regione, è 'consentita la ripresa delle attività di Bar, Pasticcerie, Ristoranti, Pizzerie, Agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all'aperto'. Ordina che la sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa". E' quanto si legge nella sentenza del Tar che di fatto richiude le attività che la Regione aveva riaperto.
Intanto arriva una nuova ordinanza della Governatrice della Calabria Jole Santelli che allenta le restrizioni sugli stili di vita dei calabresi e riguarda seconde case, attività sportive all'aperto, spesa, raccolta funghi, visite ai cimiteri, assistenza a persone non autonome, toelettatura cani. L'ordinanza, afferma una nota, "è in linea con quanto già disposto in altre regioni e contestuale all'invio da parte del Ministero della salute e dell'Iss del Report regionale con le prime valorizzazioni degli indicatori di cui al DM del 30 aprile 2020 concernente i criteri per il monitoraggio del rischio sanitario unitamente alla relativa classificazione del rischio". Dal Report si evince che, al 6 maggio, la Calabria "viene considerata a rischio basso e con una riduzione nel trend dei casi da Covid-19. Dunque un territorio che, allo stato, si configura come caratterizzato da una debole probabilità di diffusione del virus e una conseguente transizione dalla fase 1 di lock-down alla cosiddetta fase 2 A".
Anche in Liguria bar e ristoranti potranno riaprire il 18 maggio assieme a parrucchieri, estetisti e negozianti. Già dall'11 maggio potranno andare nelle loro attività a preparare la riapertura". Lo ha annunciato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Dall'11 maggio in Liguria sarà consentito "alle famiglie di andare nelle seconde case con l'intero nucleo familiare, di andare in barca con l'intero nucleo familiare e di fare sport nell'intero territorio regionale".
"Leggo da qualche parte che qualcuno parla di mettere un tavolo ogni quattro metri: se lo metta a casa sua un tavolo ogni quattro metri. Ma non nei ristoranti perchè questo significa chiuderli tutti". Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale "un conto è l'esercizio scientifico un discorso è la vita reale che è un'altra cosa" e augurandosi che "le linee guida siano ragionevoli".
"Spero che il Governa si decida a dire qualcosa per il 18 maggio". Per Zaia "è fondamentale che i cittadini lo sappiano: i parrucchieri, i ristoranti eccetera non possono venire a conoscenza il 17 sera che riaprono l'indomani. Perchè non funziona così". Zaia auspica che l'indicazione "sia chiara e in maniera programmata così che tutti noi ci si possa organizzare. Anche noi abbiamo un problema che è quello dei servizi della prevenzione".
Niente apertura anticipata dei negozi a Sassari. Anche sulla base dell'indice sul contagio, il sindaco Nanni Campus ha scelto la strada della prudenza. Così domani, almeno fino al 17 maggio, le serrande delle attività di abbigliamento, calzature, gioiellerie, profumerie, parrucchieri, saloni di bellezza, tatuatori resteranno abbassate. "Preso atto di quanto disposto all'art. 23 dell'ordinanza n.20 del 2 maggio 2020 adottata dal Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, con riferimento all'andamento della curva di diffusione del virus Sars Cov 2 in ambito comunale, restano chiusi i servizi alla persona, quali i saloni di parrucchieri, le attività di estetisti, tatuatori e simili. Analogamente dalla stessa data restano chiuse le attività commerciali di vendita di abbigliamento, calzature, gioiellerie, profumerie" ha scritto il sindaco di Sassari nella nuova ordinanza pubblicata oggi, dopo che l'indice Rt determinato a 0,96 per il capoluogo del nord Sardegna, ha di fatto escluso la possibilità di aperture anticipate degli esercizi commerciali.
"Le aperture - è la posizione del il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti - saranno in piena sicurezza. Saranno decise solo ed esclusivamente sulla base di valutazione di carattere scientifico. È l'unica forma che abbiamo per dare sicurezza a cittadini e cittadine". "Credo sia sbagliato riaprire con il dubbio di una percentuale di rischio troppo alta - ha spiegato Zingaretti - è anche una forma di tutela del nostro sistema produttivo. Il tema è ovviamente riaprire ma farlo con un livello di sicurezza sufficiente, consapevoli che senza un vaccino il rischio zero non esiste, ma possiamo comunque fare molto. Le ordinanze regionali saranno l'effetto delle valutazioni scientifiche fatte giorno per giorno".
"Il 18 maggio parrucchieri, estetisti, barbieri, saloni di bellezza riapriranno" in Puglia "tutti, regolarmente come previsto", ribadisce il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo che ieri sera si sono scatenate le polemiche dei partiti di opposizione che lo hanno accusato di aver preso in giro queste categorie promettendo loro che avrebbero potuto riaprire. Le polemiche sono arrivate dopo una nota in cui Emiliano ha spiegato che l'ordinanza per le riaperture "dispiegherà i suoi effetti dal 18 maggio in coerenza con i provvedimenti nazionali che saranno adottati nei prossimi giorni e, soprattutto, nel pieno rispetto dei protocolli per la sicurezza". "Evidentemente - dice oggi Emiliano - qualcuno ha tentato di scatenare addosso alla Puglia il governo, facendogli intendere che noi stavamo facendo una cosa imprudente. Invece non è così, perché le regole dell'ordinanza che consente a queste attività di riprendere il 18 anziché il primo di giugno come era inizialmente previsto, sono regole che sono state studiate dal professor Lopalco e da tutti i miei tecnici, assieme ai professionisti, addirittura con sopralluoghi dentro ciascuna delle strutture". "E abbiamo individuato criteri di sicurezza - aggiunge - che sono e saranno utili anche al governo nazionale per far riaprire prima, io mi auguro ovunque, tutte queste categorie". "Dunque il 18, vedete i miei capelli - dice Emiliano ironizzando sulla sua acconciatura - tutti al barbiere, al parrucchiere, dagli estetisti, a fare i massaggi. Mi raccomando, fate le ricevute fiscali perché i controlli saranno importanti, e soprattutto applicate con rigore tutte le prescrizioni che vi ho dato nella ordinanza. Buon lavoro a tutti voi".
"Il governo indichi le linee guida e poi ogni Regione decida. Il principio dev'essere non più quello dei divieti, ma delle regole". Il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, intervistato dal Giornale chiede all'esecutivo di "riaprire il commercio al dettaglio, e che dal 18 maggio, a discrezione delle Regioni, possano riaprire tutte le altre attività. Lunedì, se sono già aperte le librerie lo stesso può valere per un negozio di pentole. E una settimana dopo devono tornare a lavorare parrucchiere, barbieri, bar, ristoranti, non solo per asporto". "Chiediamo allo Stato di non versare il contributo per il risanamento del deficit", sottolinea Fedriga. "Una Regione a statuto speciale come il Friuli-Venezia Giulia garantisce sul territorio una serie di diritti come quello alla salute. Dal 2011 aiutiamo lo Stato per le difficoltà di bilancio e non ci siamo mai tirati indietro. In un momento come questo segnato dal crollo delle entrate non chiediamo soldi in più, ma di non versare 766 milioni di euro su un bilancio di 5,683 miliardi. La Sardegna con un bilancio di 7,508 miliardi versa 383 milioni".