Sono otto i quesiti referendari su cui martedì prossimo dovrà esprimersi la Corte Costituzionale: sei riguardano la giustizia, uno l'eutanasia, l'ultimo la cannabis. Se ammessi, potrebbero essere sottoposti al voto popolare in una domenica di primavera.
LA GIUSTIZIA - I sei quesiti sulla giustizia sono stati promossi dai Radicali, dalla Lega e da nove consigli regionali di centro-destra ( Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto). Riguardano: l'elezione dei consiglieri togati del Csm, la responsabilità civile e le valutazioni sulla professionalità dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e pm, la carcerazione preventiva e la legge Severino. Tra fisiche ed elettroniche, la Lega ha contato oltre 4,2 milioni di firme raccolte, stipate in ben 368 scatoloni che hanno riempito tre furgoni, ma anche in sei hard disk che contengono le firme digitali e i certificati elettorali. Sarebbe bastata la richiesta di referendum di soli cinque consigli regionali, ma la ratio dei promotori è stata 'melius est abundare...'.
L'EUTANASIA - Sono oltre un milione e 200mila le firme depositate in Cassazione nell'ottobre scorso da Marco Cappato dell'associazione Luca Coscioni e dagli altri volontari del Comitato promotore del referendum che vuole introdurre l'eutanasia legale. Si chiede l'abrogazione parziale dell'articolo 579 del codice penale, l'omicidio del consenziente, che punisce con la reclusione da sei a quindici anni chi procura la morte di una persona con il suo consenso. In caso di esito favorevole, non sarebbe punibile l'eutanasia attiva se compiuta nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato. Resterebbe invece il carcere per chi ha commesso il fatto contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni.
LA CANNABIS - Sono oltre 630mila le firme raccolte in poco più di un mese e depositate a sostegno del quesito sulla cannabis. Secondo i promotori circa la metà dei sottoscrittori sono giovani dai 18 ai 30 anni. La mobilitazione è stata portata avanti in particolare grazie allo strumento della firma digitale, introdotta con un emendamento del parlamentare radicale Riccardo Magi. Nello specifico, il quesito - depositato dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione e da alcuni rappresentanti dei partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani - propone "di intervenire sia sul piano della rilevanza penale, per quanto riguarda le condotte legate alla cannabis, sia su quello delle sanzioni amministrative in riferimento alla detenzione".
Obiettivo: depenalizzarne la coltivazione e l'uso personale.
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