Si sta lavorando a un governo, è il ragionamento di Giorgia Meloni, "politico, forte e coeso, con un programma chiaro, un mandato popolare e un presidente politico". Un Esecutivo, ha ricordato il presidente di FdI, che come chiesto dai cittadini "porterà avanti politiche in discontinuità rispetto a quelle messe in piedi in questi anni dagli esecutivi a trazione Pd".
"Non mi pare che ci sia uno scontro" con il premier Mario Draghi sul Pnrr, "però il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell'anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo, e quindi lo diciamo con spirito costruttivo per dire che dobbiamo fare ancora meglio", ha detto Meloni.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi nella relazione sul Pnrr inviata al Parlamento ha illustrato "l'intensa attività svolta dall'inizio dell'anno e i risultati raggiunti". I risultati conseguiti - sottolinea - sono significativi" con il conseguimento di tutti gli obiettivi del primo semestre e l'Italia "presto potrà ricevere altri 21 miliardi di euro". Ora l'attuazione "procede più velocemente dei cronoprogrammi originari. La fine della legislatura ha richiesto uno sforzo supplementare, per fare in modo che, dopo le elezioni, si potesse ripartire da una posizione il più avanzata possibile".
Il rebus sui ministeri. Al di là dei nomi, il metodo indicato da Meloni, per un governo di alto profilo e che peschi anche tra tecnici se più competenti, non convince tutti. Sorpresa, in particolare, circola dentro Forza Italia. Rivendicando anche, sottovoce, che alcune delle personalità di rilievo targate oggi FdI sono state scoperte proprio da Silvio Berlusconi (da Raffaele Fitto a Giulio Tremonti da Marcello Pera fino allo stesso La Russa). Sul fronte toto ministri resta anche il nodo Matteo Salvini. Continuano i contatti tra Meloni e il segretario della Lega, ma per ora a distanza (Salvini impegnato tutto il giorno in Lombardia). Si fa, quindi, più plausibile l'idea di un passo indietro del 'capitano' rispetto a suo ritorno al Viminale. Per lui resterebbero le opzioni di un ministero dell'Agricoltura o degli Affari regionali, per trainare e attuare la riforma dell'autonomia. Altra incognita è sul ministero l'Economia. Non si scioglie ufficialmente la riserva su Fabio Panetta, nonostante il 'no' del membro del board della Banca centrale europea che sarebbe filtrato tramite Bloomberg.
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