L'Assemblea nazionale del Partito democratico approva il Regolamento congressuale, con 11 contrari e 24 astenuti, e il nuovo Manifesto dei valori, con 18 contrari e 22 astenuti.
"Abbiamo bisogno di un nuovo partito, non di un nuovo segretario. E per un nuovo partito serve una base politica, e il manifesto la dà, una base che ci mette nelle condizioni di essere molto ambiziosi per il futuro". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, all'assemblea del partito in corso all'Auditorium Antonianum a Roma. Votato e approvato il "Manifesto dei valori e dei principi" del nuovo Partito Democratico. L'Assemblea nazionale ha accolto il documento con le modifiche apportate nelle ultime ore da Enrico Letta e Roberto Speranza. Rispetto alla bozza circolata dopo l'ultima riunione del Comitato degli 85 saggi, qualche novità c'è. Ampliato il riferimento al controverso "cambio di paradigma", che ora coinvolge tutto il campo economico e sociale e non più soltanto quello della transizione ecologica. In politica estera, accanto alla collocazione atlantica, compare l'obiettivo della difesa comune in Ue. Sui diritti, le modifiche sono più approfondite: difendere la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza e "colmare la lacuna normativa nel campo del fine vita, per garantire certezze e dignità a tutte le persone che si trovano in condizioni di sofferenza intollerabile". Poi, il paragrafa sull'uguaglianza di genere che si apre con una frase che mancava nella bozza: "Siamo e saremo un partito femminista". Nel capitolo economico, viene aggiunto una sottolineatura sulle imprese, "patrimonio essenziale del Paese", e sull'agricoltura. Nel capitolo finale, su Costituzione e democrazia, viene esplicitato il secco no al presidenzialismo: "contrastare la tendenza in corso a risolvere tramite formule di accentramento dei poteri la crisi del nostro sistema politico". Seguito da un ultimo aggiornamento sull'altra riforma in corso: autonomia sì, ma attraverso "un regionalismo cooperativo e solidale, evitando soluzioni che spingono ad ampliare i divari fra territori". Infine, per guardare al futuro, il richiamo a una parola del passato: la costruzione di "un grande partito di popolo".
Pd, Letta: 'Serve un nuovo partito, non un nuovo segretario'
"Questo manifesto non si ponga il problema dell'abrogazione del lavoro che fu fatto alla nascita del Pd, nel 2007, da giganti, rispetto ai quali non mi sento di paragonarmi, che rimane parte dell'atto di nascita del nuovo Pd. Sarebbe stato sbagliato metterci a fare le pulci a quel manifesto frutto del contributo, tra gli altri, di giganti del pensiero democratico come Scoppola o Reichlin", ha aggiunto Letta ribadendo che "dobbiamo vivere un senso di unità che viene prima di tutto. La forza del nostro partito è indispensabile". "L'alternativa alla destra, in Lombardia e Lazio, l'abbiamo messa in campo noi. Questo nostro ruolo è insostituibile", ha ribadito. "Esco più determinato di quanto ho cominciato, esco più innamorato del Pd di quando ho cominciato, vi assicuro che non costruirò un partito alternativo al Pd. Non
mi sono pentito di essere tornato da Parigi", ha concluso il segretario uscente assicurando che "amarezze e ingenerosità le tengo per me: siamo una comunità viva".
"Un percorso congressuale troppo lungo, mesi e mesi di congresso ci fanno sembrare marziani". Lo ha detto il presidente dell'Emilia Romagna e candidato alla guida del Pd, Stefano Bonaccini, all'assemblea del Pd, a Roma. "Non facciamoci più trovare intrappolati in discussioni incomprensibili, come quelle sul nome e sul simbolo dl Pd. Me lo chiedono solo i giornalisti, nessun elettore ci pone il tema di cambiare nome, ci chiedono di cambiare politiche e tornare a parlare con la base. Non ho tabù sul nome e sul simbolo ma trovo surreale discutere del nome e non dei contenuti". Lo ha detto il presidente dell'Emilia Romagna e candidato alla guida del Pd, Stefano Bonaccini, all'assemblea del Pd, a Roma. "A me il nome e il simbolo, come il manifesto del 2007, piacciono". "Ho fatto un passo avanti, ma per rimettere in moto serve il contributo di tutti. In giro per l'Italia stiamo trovando una risposta che non mi aspettavo. Dipende da noi". Lo ha detto il presidente dell'Emilia Romagna e candidato alla guida del Pd, Stefano Bonaccini, all'assemblea del Pd, a Roma."Se vincerò chiederò ad Elly, Gianni e Paola di darmi una mano, se perdo mi metterò a disposizione di chi ha vinto, senza chiedere nulla per me". Lo ha detto il presidente dell'Emilia Romagna e candidato alla guida del Pd, Stefano Bonaccini, all'assemblea del Pd, a Roma.
"Non abbiamo perso solo noi, ma questo è l'unico partito che ha deciso di mettersi in discussione, aprendosi anche al mondo fuori, a chi ha smesso di crede in noi, nel Pd, nel centrosinistra, nella politica. Credo che questo processo fosse necessario". Lo ha detto la deputata e candidata alla guida del Pd, Elly Schlein, all'assemblea dei Pd, in corso a Roma. "Dalle grandi rimozioni di questo governo, il più a destra della storia repubblicana, dobbiamo ripartire". Lo ha detto la candidata alla guida del Pd, Elly Schlein. "Abbiamo il compito di dare una speranza di un futuro migliore per le persone e per il pianeta. Da qua possiamo ripartire. Il governo ha mostrato il volto becero di una destra nazionalista".
La deputata e candidata alla segreteria, Paola De Micheli, ha ammonito: "Penso che il manifesto sia un buon punto di arrivo, in questa fase. Penso a un approfondimento più serio sulle regole della democrazia interna e sugli strumenti contro la povertà, ma il ruolo dei candidati è anche quello di completare questo processo, anche dopo l'insediamento della nuova segreteria". "Diciamoci le cose in faccia, proviamo a non essere fintamente unanimi, con l'obiettivo di una sintesi comune, ma con comportamenti che siano leali", ha aggiunto chiedendo "al nuovo gruppo dirigente che i comportamenti siano più coerenti e leali".
Per il deputato Dem Andrea Orlando, "chi propone di cambiare il nome, propone di chiamarlo 'Partito del lavoro' o di richiamare la dimensione del lavoro, non è un fatto di forma, è un fatto di sostanza. Significa che definisci un campo di riferimento molto chiaro. È una discussione da fare insieme, ma tutt'altro che banale".
Il segretario di Art.31 Roberto Speranza ha evidenziato che "per me costituente, che è la parola giusta, significa costruire un grande partito nazionale popolare, capace di difendere gli interessi del paese costruire una Italia più giusta. Significa porre le basi per costruire un'alternativa alla destra, che oggi governa l'Italia. Di fronte a questa destra l'unità non è un'opzione ma una scelta politicamente e moralmente obbligatoria.Abbiamo fatto un primo pezzo importante di strada, ma non è terminata, sono d'accordo che la costituente debba continuare. Abbiamo bisogno di continuare, la sfida non è compiuta, l'assedio a questo campo non è tramontato come ambizione".
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