Garantire per un altro anno il bonus ristrutturazioni al 50%. Evitando così che da gennaio l'agevolazione fiscale scenda al 36%. E' l'intervento cui, compatibilmente con le risorse, si lavora al ministero dell'Economia. Dove i dossier allo studio in queste ore sono molti. Si avvicina infatti la settimana decisiva per il varo della prossima legge di Bilancio. E mentre sul fronte delle misure l'elenco è già abbozzato, si lavora a chiudere il quadro delle coperture, con l'obiettivo di mobilitare una cifra vicina ai 25 miliardi.
La tabella di marcia è serrata. Entro il 15 ottobre il governo deve inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, lo scheletro della manovra. E il varo in consiglio dei ministri arriverà sul filo di lana, nella serata di martedì (dopo le 20, terminate le comunicazioni della premier alle Camere in vista del Consiglio europeo): la riunione, inizialmente prevista lunedì, è poi slittata, per la necessità, spiegano fonti di governo, di ulteriore tempo per mettere a punto il Dpb. La manovra è poi attesa entro il 20 in Parlamento.
Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti, che torna a difendere l'approccio "prudente" del governo, assicurando che il Psb permetterà all'Italia di navigare in acque sicure, si mostra fiducioso: per quella data "potremo presentarla" alla Camera.
Sarà una manovra "equilibrata", assicura intervenendo ad un evento di FdI a Milano. Ci sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo, che sarà "strutturale", e le misure per la famiglia e i figli, per far fronte al tema della denatalità, che per questo paese è "il problema dei problemi". Potrebbe arrivare già in manovra anche l'intervento per il "piano casa" chiesto da Confindustria, dice il titolare delle Imprese Adolfo Urso: una misura per aiutare i dipendenti che devono spostarsi di residenza e hanno difficoltà a trovare case in affitto a canoni calmierati. E spunta anche la possibile proroga del bonus ristrutturazioni, l'agevolazione che fino a fine anno è al 50%, ma se non prorogata tornerà al 36%. "Penso che potremo tornare a una detrazione del 50% sulle ristrutturazioni della prima casa", annuncia il viceministro alle Finanze Maurizio Leo, professando cautela: "non prometto niente", dipende dalle risorse disponibili.
Quello delle risorse è un sudoku complesso e ancora non completato: ci sono i 9 miliardi in deficit, il potenziale miliardo dal taglio delle tax expenditures e quello analogo dal riallineamento delle accise, gli almeno 2 miliardi della spending review, oltre alle risorse da destinare alla riforma dell'Irpef (4 miliardi per confermare le tre aliquote e almeno 1,5 dal concordato che potrebbero consentire di estendere i tagli ai ceti medi).
Per trovare quello che manca si cercano più entrate e meno spese. Sacrifici saranno chiesti ai ministeri ed enti locali: per loro Giorgetti prospetta "tagli significativi". Niente sarà chiesto invece a chi i sacrifici già li fa, come lavoratori e imprese: ci saranno "ritocchi sulle entrate, tra virgolette a chi se lo merita, ma vedrete che le persone fisiche e le imprese non hanno niente da temere". E mentre le opposizioni restano in pressing sul governo (la leader Dem Schlein definisce il riallineamento delle accise la nuova tassa Meloni, mentre Conte boccia il bonus al 50%: troppo poco), Giorgetti torna sulla polemica sulle tasse: "Noi le tasse le abbiamo ridotte", afferma, citando il taglio del cuneo: "rispondiamo con i fatti".
Non mirino restano le banche. "Davanti ad un consesso di banchieri e finanzieri ho detto che i sacrifici dovevano farli tutti, anche loro. Non mi sembrava una bestemmia", si schermisce Giorgetti, che non molla la presa: "Davanti ad una platea di banchieri ripeterei esattamente la stessa cosa". Tra i soggetti cui il Mef guarda per chiedere uno "sforzo" ci sono anche le imprese più grandi: lo stesso Giorgetti nelle scorse settimane ha parlato dell'industria degli armamenti e delle assicurazioni. E' invece escluso "per ora", assicura Leo, un contributo da parte delle imprese energetiche.
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