E' fissato alle 17 il termine per presentare alla commissione Bilancio del Senato gli emendamenti alla manovra. Lo ha stabilito l'ufficio di presidenza che si è riunito prima della commissione. Lo riferisce il relatore Guido Liris, che non esclude l'ipotesi di non ricorrere alla fiducia qualora gli emendamenti fossero pochi.
"Noi stiamo aspettando l'orario delle 17 per verificare la capacità della minoranza di fare emendamenti. C'è l'invito da parte del presidente Meloni, lo ha fatto in aula, a fare pochi emendamenti. Nel caso ci fossero pochi emendamenti si potrebbe anche pensare di discuterli ed affrontarli", ha detto Liris. Se invece "ci fosse un clima di ostruzione da parte della minoranza di 1.000 emendamenti evidentemente non si prenderebbero neanche in considerazione per motivi di tempo".
Ai cronisti che gli chiedono se quindi non è ancora esclusa e dipende dalle opposizioni la possibilità di non mettere la fiducia e di esaminare il testo in aula, Liris ha confermato: "Noi abbiamo questo tipo di convinzione perché abbiamo una concezione del Parlamento con la sua dignità, la massima dignità ai parlamentari e al Parlamento come istituzioni, pertanto nella misura in cui non ci fosse un clima di ostruzione ma qualche decina di emendamenti non ci sarebbero problemi nell'affrontare anche in un clima di forte collaborazione, di critica, di dibattito ma anche di esame approfondito o pochi emendamenti con un'istruttoria degna di questo nome".
Il testo è all'esame della commissione Bilancio per poi approdare in Aula il 27 e ottenere il via libera - molto probabilmente con la fiducia - il 28 dicembre.
Protestano le opposizioni per l'iter blindato e un "monocameralismo di fatto" che "umilia" un ramo del Parlamento, è l'accusa. "E' giusto dover sottolineare un aspetto di natura procedurale per evitare che questo rito diventi un rito stanco e trascinato e con un tasso di ipocrisia che sfiora l'insopportabilità", ha detto il capogruppo di Italia Viva Enrico Borghi. "Sappiamo tutti che le procedure non saranno rispettate: non ci sarà sarà nessun emendamento che verrà affrontato, discusso e votato", prosegue.
Anche il capogruppo del M5s Stefano Patuanelli ha puntato il dito contro il "metodo con cui cui ogni anno, ormai da troppo tempo, dal 2018, la legge di bilancio viene affrontata in un unico ramo del Parlamento. Siamo di fronte ad un monocameralismo di fatto, una patologia per cui predisporre una cura". "La sensazione è che siamo qui per una manovra arrivata morta, arrivata inerme", ha detto il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Francesco Boccia.
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