Pioggia di missili sulla Libia dal cielo e dal mare. E' scattata l'operazione 'Odyssey Dawn', diventata poi Unified Protector con il comando della Nato. L'Italia sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di ben sette basi militari. Gheddafi ha reagito a parole con minacce gravissime, e coi fatti continuando a combattere contro i ribelli che nel frattempo, aiutati dalla coalizione, hanno ripreso molte città.
La rivolta in Libia contro il colonnello Gheddafi, sulla scia delle rivolte in Egitto e in Tunisia, scoppia il 15 febbraio, quando la polizia disperde un sit-in di protesta a Bengasi. I manifestanti chiedevano la liberazione di un avvocato delle famiglie di prigionieri uccisi nel 1996 in una sparatoria in un carcere di Tripoli (morirono oltre 1.000 persone). Da allora, gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine hanno cominciato a mietere vittime. Ad oggi sono decine di migliaia, secondo alcune fonti. Il governo mette da subito in atto una repressione che si farà sempre piu' sanguinosa, arrivando a bombardare numerose città, compresa Tripoli. Le societa' petrolifere (Eni in testa) evacuano il personale. Il 22 febbraio Gheddafi compare in tv: ''Rimarro' fino alla morte'', dice, e da allora in tutte le interviste o apparizioni ribadisce che non ha intenzione di mollare la presa, che i ribelli sono guidati da al Qaida e minaccia l'occidente paventando un'invasione di profughi. Che a migliaia hanno già lasciato il Paese diretti in Italia.
Ora lo cerca anche la Corte penale internaizonale, che ha spiccato un mandato d'arresto contro di lui, suo figlio Saif, e i capo dei servizi segreti. E i ribelli si dicono pronti a catturarlo. Se lo troveranno.