Mercoledì, massimo giovedì, Sergio Mattarella passerà all'azione. E ovviamente si sta prendendo tutto il tempo necessario per compiere la scelta più produttiva. Ma anche oggi al Quirinale si registra con rammarico che non sono arrivati "input" tali da far vedere la luce in fondo al tunnel.
Insomma un altro giorno è passato senza novità. All'esame del Quirinale ci sono due mosse concettualmente diverse che presentano entrambe rischi e benefici: un mandato esplorativo a una carica istituzionale per far verificare a una persona terza gli scenari, e un pre-incarico a Matteo Salvini o a Luigi Di Maio per costringerli a scoprire le carte in un tempo accettabile. Dietro a queste due scelte rimane solo il tentativo di un "governissimo" per tornare alle urne con tutta probabilità la prossima primavera, magari insieme alle elezioni europee del 2019. Perché in queste ore di grandissima confusione una cosa è certa: Sergio Mattarella considera pericoloso ed inutile rimandare gli italiani alle urne subito - magari a ottobre - e con questa legge elettorale. Al di là dei problemi di immagine internazionale, sarebbe pressoché impossibile confezionare la legge di Bilancio 2019 e l'esercizio provvisorio non sarebbe accolto bene dai mercati.
Con il Pd in agguato, in paziente attesa di vedere passare il cadavere dell'accordo Lega-M5s, di governissimo (chiamatelo governo di tutti, d'emergenza, del presidente, di chi ci sta, la sostanza non cambia molto) ne parlano in molti. Ed è un incubo sia per Salvini che per Di Maio. Infatti i due leader quasi ogni giorno esorcizzano lo spettro maligno dichiarando a gran voce che loro non ci staranno mai e che bisogna tornare a votare. "Loro", appunto.
Ma dietro le quinte c'è un gran agitarsi tra quanti invece ci sperano e non lo dicono, ci lavorano ma senza farsi scoprire. Oltre a una parte del Pd è attivissimo Silvio Berlusconi che ormai non si fida più del giovane Salvini e sta computando il pallottoliere per capire quanti parlamentari tra qualche giorno potrebbero buttarsi dentro a un esecutivo chiamato dal presidente per puntellare l'Italia. Un esecutivo che peraltro Mattarella non desidera, consapevole del fatto che sarebbe una soluzione d'emergenza e non proprio quello che desiderano i cittadini. Per questo il capo dello Stato continuerà ad esplorare il sentiero del Governo politico basato sull'asse Lega-M5s. Ma il tempo stringe e i segnali che arrivano al Colle sono contraddittori.
Ecco quindi lo scenario difficilissimo che sta agitando le notti del presidente, che oggi è volato a Forlì per ricordare il senatore democristiano Roberto Ruffilli assassinato dalle Brigate rosse ormai 30 anni fa. Uomo del dialogo e non delle rotture, fu un fine studioso che cercava le "saldature" e "univa idee diverse". Politica, quella di Ruffilli, che Mattarella conosce bene e apprezza come egli stesso ha oggi spiegato: "Adeguare il nostro modo di stare insieme ai mutamenti che si realizzano nel corso del tempo. Pluralismo, riforme e senso della comunità sono gli insegnamenti che ci lascia Roberto Ruffilli".