Un altro weekend di coprifuoco, anzi no. Nel giro di poche ore, i turchi sono passati dall'ennesima - e stavolta inaspettata - corsa alle scorte, a gettare lo sguardo al meteo ormai estivo per un fine settimana non più costretto dietro le mura domestiche. Il 'pasticciaccio' del lockdown comincia intorno alla mezzanotte scorsa: tra 24 ore, avvisava il ministero dell'Interno, tutti di nuovo chiusi in casa nelle 15 maggiori province per frenare la diffusione del Covid-19. Un annuncio improvviso giunto a un orario anomalo e, soprattutto, dopo che il ministro della Salute l'aveva escluso, sbandierando il miglioramento della situazione epidemiologica, a fronte di oltre 167 mila casi e 4.630 vittime, ma con più di 131 mila guariti. Del resto, solo lunedì era iniziata la "nuova normalità" della fase 3, con la riapertura dopo oltre due mesi di ristoranti, bar, musei, biblioteche, spiagge, parchi e palestre.
Insomma, una riedizione del coprifuoco imposto negli ultimi otto fine settimana sembrava un controsenso. I mugugni del popolo, che subito hanno invaso i social network, sono arrivati al palazzo presidenziale di Recep Tayyip Erdogan, che stamani ha preso in mano la situazione, ergendosi a salvatore del weekend (e dell'economia). "Non volevamo vedere i nostri cittadini soffrire proprio mentre hanno cominciato a tornare alla loro solita vita dopo due mesi e mezzo", ha twittato il capo dello stato, spiegando di aver deciso in prima persona la revoca del confinamento.
"Abbiamo deciso di riconsiderare questa decisione dopo aver ricevuto i pareri dei nostri concittadini. Abbiamo capito", ha spiegato Erdogan, che "avrebbe avuto delle conseguenze sociali ed economiche indesiderate". Un passo indietro fatto anche con lo sguardo a una situazione economica di grande instabilità, mentre Ankara cerca di far ripartire al più presto il turismo interno e internazionale, con i primi voli dall'estero previsti da mercoledì. Sullo sfondo resta una possibile crisi con l'influente ministro dell'Interno Suleyman Soylu, considerato il numero 2 ad Ankara insieme (e in contrapposizione) al responsabile del Tesoro e genero del presidente, Berat Albayrak. Del resto, non sarebbe la prima. Già nel primo dei fine settimana di lockdwon, l'11 e 12 aprile, Soylu finì nel mirino per l'annuncio a un paio d'ore dal suo inizio, che spinse la gente a riversarsi in strada nel panico, accalcandosi nei supermercati. Travolto dalle critiche, il ministro annunciò le sue dimissioni, scavalcando così un'eventuale 'punizione' di Erdogan. Che infatti le ha respinte al mittente, lasciandolo al suo posto. Almeno finora.
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