E’ rimasta più nella storia del costume che in quella del cinema, la scena di Palombella Rossa in cui Nanni Moretti sentenzia che ‘le parole sono importanti’ e ‘chi parla male pensa male e vive male’, arrivando a schiaffeggiare la giornalista che usa il termine cheap, un anglicismo che significa a basso costo ma in senso traslato anche meschino, gretto.
Quello sull’uso e la scelta delle parole è un dibattito potenzialmente infinito che in genere contrappone puristi da un lato e idolatri del nuovo dall’altro in un confronto tendenzialmente senza sbocchi. Quello che più conta, semmai, è la curiosità di osservare le costanti new entry, verrebbe da dire irritando Moretti, che peraltro lo Zingarelli si incarica ogni anno di registrare, e capire come abbiano arricchito o magari appiattito o stravolto certi usi linguistici.
Ci sono parole, non necessariamente importate da un’altra lingua, magari un po’ desuete, che vediamo improvvisamente salire alla ribalta e diventare quasi una moda. In genere partono dalla pagina scritta di un giornale e approdano nei talk show o viceversa. Avevamo già accennato a questo fenomeno parlando dell’aggettivo ‘iconico’ e del sostantivo icona, da cui proviene. E avevamo citato il termine ‘strambata’, molto in voga negli anni in cui Massimo D’Alema, appassionato di vela, era protagonista della vita politica italiana. Qualunque cambiamento di idea, mutamento, leggero slittamento, marcia indietro e perfino cambio di casacca, veniva marchiato dal termine strambata. Qualcosa di simile, in un ambito forse più ristretto ma molto popolare, sta accadendo con sontuoso.
Non c’è cronaca o telecronaca di calcio che ad un certo punto non piazzi lì questa parola relativamente rara, un po’ ricercata, di uso certamente non comune. Il fatto è che quasi sempre è applicata a gesti con cui non sembra avere alcun legame: l’anticipo di quel difensore centrale è sontuoso, il lancio del centrocampista è sontuoso e, alla fine, l’attaccante è stato protagonista di una prova, atletica e tecnica, sontuosa. I cronisti sportivi amano i titoli ad effetto e i giochi di parole, citano qualche opera letteraria di un certo successo e ricordano a memoria una dozzina di titoli di film (una sporca dozzina, ovviamente). E questo rende la cronaca di una partita di calcio certamente più divertente e stimola di sicuro la curiosità del lettore. Il nuovo astro nascente del calcio europeo, per esempio, il centravanti norvegese del Borussia Dortmund Erling Haaland, è stato immediatamente ribattezzato La La Haaland, per indicare così, con riferimento al film da sei Oscar, l’attaccante dei sogni.
Tutto bene. Ma l’uso insistito di un aggettivo ‘fuori posto’ è cosa diversa e può produrre due effetti: fecondare, arricchire, rinnovare un linguaggio che magari per sua natura è piuttosto schematico (come il gergo calcistico o politico) oppure depauperare e appiattire la parola con cui si voleva meravigliare e spiazzare il lettore o l’ascoltatore. In questa stanza, come si suol dire, c’è un elefante: è il grande Gianni Brera, giornalista e narratore dell’epos sportivo e anche scrittore e ottimo lettore. E’ passato alla storia del giornalismo sportivo per aver inventato dei termini e con quelli letteralmente riplasmato una lingua: da contropiede a goleador. Erano parole vive che davano voce a qualcosa che voce ancora non aveva e per questo hanno resistito, almeno fino al rinnovamento tecnico e tattico che ci fa definire il contropiede ripartenza, per esempio. Ma è chiaro che definire sontuoso un colpo di testa di Chiellini è altra cosa. Se si prova a fare una ricerca sui giornali negli ultimi due mesi questa parola compare essenzialmente in articoli di due categorie: quelli che trattano di cultura e moda, dove è in genere appropriata, e in quelli di sport: non solo calcio per la verità, ma anche basket.
Ma cosa significa sontuoso e perché non è tanto il caso di definire così quel certo intervento di Chiellini o quella particolare partita dell’Atalanta? La parola arriva dal latino sumptuosus ‘dispendioso, costoso’, ed è un derivato di sumptus cioè spesa, a sua volta derivato da sumĕre che vuol dire prendere. Nell’uso e nei secoli dunque l’aggettivo ha finito per indicare qualcosa di lussuoso, sfarzoso, qualcosa di ricco per cui non si è badato a spese. Lo stesso suono della parola ci fa pensare ad abiti meravigliosi, tessuti preziosi, interni di case regali o, nella più normale delle ipotesi, tavole riccamente imbandite. Tutte cose che non collegheremmo mai ai pur efficaci colpi di testa del torreggiante Chiellini. Così come risulta singolare immaginare la torsione di un sistema istituzionale o addirittura la postura collegata, non a problemi, così diffusi, di natura muscolo-scheletrica, ma a quello che sembrerebbe essere una spericolata traduzione del termine inglese standing: si è parlato di diversa postura di Giorgia Meloni per indicare la presunta nuova linea adottata della leader di Fratelli d’Italia nel tentativo di distinguersi dal competitor nell’area del centro destra, Matteo Salvini. Alla fine, non è mai una questione di purismo ma sempre e solo di efficacia. E una metafora può sempre riuscire, anche involontariamente, come capita al tenero e sensibile postino appassionato di poesia e interpretato da Massimo Troisi, al cospetto del poeta Pablo Neruda.
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