Raggiungere un preaccordo sul clima per mettere in sicurezza la Cop26 di Glasgow. L'obiettivo del premier Mario Draghi è quello di giocare d'anticipo, affrontando con tutti i leader del G20 - Cina compresa - i nodi da sciogliere per dare una sterzata verso quelle emissioni zero la cui deadline sembra allontanarsi sempre di più. Se Pechino ha già annunciato che non parteciperà al vertice sul clima, il presidente Xi Jinping sarà invece, se pur virtualmente, al G20 di Roma rendendo possibile un confronto diretto con il Paese che detiene il primo posto nella poco lusinghiera classifica delle emissioni di gas serra. Impensabile - quanto forse inutile - un accordo che non lo comprenda. E lo stesso discorso vale per la Russia di Putin.
Ma il primo grande vertice in presenza dopo la chiusura del mondo per difendersi dal Covid ha un'altra grande ambizione, quella di un intervento massiccio per riuscire a dare la sterzata finale alla lotta contro la pandemia. Aiutando i paesi più fragili a immunizzare la popolazione.
Verso la Cop26 che seguirà il G20 del 30 e 31 ottobre si addensano in realtà diverse nubi, non ultima la decisione dell'Australia, tra i principali paesi esportatori di carbone, di far slittare al 2050 l'obiettivo di zero emissioni nette.
Senza tappe intermedie. Canberra del resto è tra i paesi che, secondo indiscrezioni starebbe lavorando, insieme a Giappone e Arabia Saudita, per ridurre gli obiettivi del vertice. E anche dall'Onu è arrivato un appello ad una risposta più decisa da parte dei leader della terra, pena il rischio di una catastrofe.
La strada è indubbiamente in salita ma l'Italia è convinta che se è vero che ogni Paese ha le sue priorità e i suoi interessi è anche vero che sono tutti coscienti della necessità e urgenza di intervenire. Il mantra è quello di arrivare a contenere il riscaldamento globale entro 1 grado e mezzo, come previsto dagli accordi di Parigi. La difficoltà sta nelle tappe necessarie per riuscirci e nei tempi, visto che molti paesi hanno già disatteso quelli fissati a Parigi. Ma la convinzione è che, entro venerdì, si possa arrivare ad un accordo di massima.
Del resto Draghi lo ha spiegato chiaramente al termine del Vertice Ue della scorsa settimana: "Senza il coinvolgimento delle maggiori economie mondiali - ha detto - non potremo rispettare gli accordi di Parigi e contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo. L'Ue è responsabile di appena l'8% delle emissioni globali. I Paesi del G20 nel loro complesso ne producono circa tre quarti del totale. La crisi climatica può essere gestita solo se tutti i principali attori globali decidono di agire in modo incisivo, coordinato e simultaneo".
Un discorso che vale anche per quanto riguarda lo sforzo per fornire vaccini ai paesi più fragili. Anche se in realtà, a quanto si apprende, il lavoro del G20 sarà incentrato nell'aiutare quei paesi ad essere in grado di gestirli i vaccini. Organizzare una campagna di immunizzazione significa infatti avere le strutture sanitarie necessarie, il personale qualificato, la capacità di conservare i vaccini alla giusta temperatura. Ed è lì che la catena si inceppa.
Il primo vertice in presenza sarà anche l'occasione per la ripresa dei bilaterali su tema extra G20. Draghi riceverà Biden a Palazzo Chigi venerdì e incontrerà anche il premier indiano Narendra Modi. Ma il confronto a due per più di un leader sarà la sede per chiarire incomprensioni o appianare frizioni. Biden e il presidente Macron si vedranno per la prima volta dalla crisi dei sottomarini, così come l'incontro tra il presidente Usa e quello turco punterà a un chiarimento tra i due. Nessun bilaterale invece con Putin che, come Xi, parteciperà da remoto.
Mentre i leader si confronteranno sui temi in agenda e visiteranno le bellezze del centro di Roma, a ridosso della blindatissima zona rossa che circonderà la Nuvola di Fuksas, sorvolata dai droni e controllata da oltre 5mila uomini, non mancheranno le proteste. Dagli studenti del Fridays For Future, ai lavoratori della Gkn, Ilva, fino ai flash mob di Oxfam, Emergency e Amnesty.
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