Dopo Fagioli, anche Sandro Tonali ha ammesso di aver scommesso. E di aver puntato somme di denaro "sul calcio e sul Milan". La confessione è arrivata nel corso di due deposizioni fotocopia rese prima agli 007 della procura della Figc e poi, mercoledì, al pm Manuela Pedrotta e agli investigatori della squadra mobile di Torino, che lo hanno interrogato a Palazzo di giustizia nella veste di indagato. "Ha fornito piena collaborazione alle autorità inquirenti chiarendo in modo esauriente la sua posizione", confermano gli avvocati difensori, Marco Feno e Maurizio Scaccabarozzi. L'ex rossonero ha incassato anche il "pieno sostegno" del Newcastle, la squadra in cui milita, mentre da ambienti vicino al Milan si sottolinea che la società non è a conoscenza dei fatti e ha appreso le parole del centrocampista dagli organi di stampa.
Ma se la giustizia sportiva intende chiudere rapidamente la partita con i giocatori coinvolti, come dimostra il patteggiamento di Fagioli a 7 mesi di stop più 5 di iniziative di formazione per uscire dal tunnel della ludopatia, sul versante penale l'indagine è in pieno svolgimento e si affaccia su nuovi scenari. Bisogna capire se dal groviglio di dati, chat e password salteranno fuori i profili di frode sportiva, non solo per i calciatori coinvolti, ma anche per le altre persone che si servivano delle piattaforme non autorizzate. Un conto, per un atleta, è infatti scommettere sulla vittoria della propria maglia, un altro è puntare su un risultato negativo. Per non parlare delle giocate su falli, ammonizioni, calci d'angolo, autoreti e qualsiasi altra minuzia in grado, potenzialmente, di alterare il corretto andamento di una gara. Al momento, comunque, non sarebbe emerso nulla del genere, ma l'elenco dei soggetti da monitorare è ancora molto lungo. Fagioli, nel lungo interrogatorio davanti agli 007 della Figc, ha messo a verbale di avere scommesso "anche su Torino-Milan" perché le puntate sul calcio gli servivano per recuperare qualche somma da restituire ai creditori, ma "mai sulla Juventus"
. "Nel periodo successivo a settembre 2022 giocavo in modo compulsivo davanti alla tv su qualsiasi evento sportivo che stessi vedendo, calcio compreso" ha aggiunto il bianconero che avrebbe così bruciato ben 3 milioni di euro e per questo avrebbe subito minacce: "mi dicevano paga o ti spezziamo le gambe". Così si sarebbe rivolto ad alcuni giocatori amici: il compagno Gatti, che gli avrebbe dato 40mila euro, ma anche Dragusin. E proprio Federico Gatti è uno dei tre nuovi nomi che Fabrizio Corona, dopo aver denunciato di esser stato "censurato" dalla Rai, ha svelato a 'Striscia la Notizia' nell'ambito della sua inchiesta parallela. Gli altri due sarebbero il romanista Stephan El Shaarawy e il laziale Nicolò Casale. L'unico che figura nelle carte delle indagini è però Gatti, che non è indagato, proprio per quanto raccontato da Fagioli.
Dura la replica dei legali di El Shaarawy: "Poche parole chiare: Stephan e le scommesse, di qualunque tipo, non hanno niente da spartire. Non ha mai scommesso né gli è mai interessato farlo. "È assolutamente sereno di fronte ad accuse totalmente infondate e calunniose. Tutto viene di conseguenza, in primis ogni inevitabile azione a tutela del nostro assistito".
Sulla stessa linea anche i legali di Nicolò Casale. 'Non ha mai scommesso su una competizione sportiva e ha consacrato la sua vita sempre e solo all'impegno agonistico: ciò nonostante sono state messe in circolazione accuse infondate e calunniose sul suo coinvolgimento nell'inchiesta riguardante le scommesse nel mondo del calcio".
Quanto alle presunte talpe dell'ex fotografo, smentisce ogni suo coinvolgimento Antonio Esposito, l'ex primavera dell'Inter individuato da 'La Verità' come il nipote della talpa. "Sono distrutto - dice all'ANSA - quello che sta succedendo è allucinante, non c'entro niente, la gente su questa vicenda delle scommesse fa i nomi a caso". Lo zio però racconta un'altra storia e ammette chiaramente di essere una delle fonti. A Corona, dice il 55enne Maurizio Petra, origine napoletane e un passato di piccoli precedenti per droga, "ho raccontato solo la verità, soltanto fatti veri che possono essere verificati. L'ho fatto per aiutare mio nipote Antonio che è a conoscenza di puntate illecite fatte dai calciatori". In che modo stia però aiutando il nipote, Petra non lo dice. "Lui mi ha messo in questa situazione per farsi aiutare. Mi hanno offerto qualsiasi cifra. Ma non l'ho fatto né per notorietà né per soldi"
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