Gli Enti di promozione sportiva hanno
depositato alla Camera dei Deputati un documento in cui si
rilevano le criticità sull'applicazione di alcune norme
riguardanti i rapporti di lavoro nell'ambito sportivo.
L'occasione è stata l'audizione avvenuta oggi presso le
Commissioni riunite Cultura e Lavoro, nell'ambito dell'esame
dello schema di decreto legislativo recante riordino e riforma
delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici
e dilettantistici nonché di lavoro sportivo. Per quanto riguarda
la parte fiscale e amministrativa, il presidente dell'Unione
sportiva Acli e coordinatore degli Enti di promozione sportiva
presso il Coni, Damiano Lembo, ha sottolineato: "Abbiamo una
riforma del Terzo Settore che si sta concludendo, nel momento in
cui si stanno riformando sport e terzo settore, per chi svolge
doppia valenza, è importante andare ad armonizzare alcuni
passaggi per adeguare gli assetti statutari". "Condividiamo
la scelta di nuove tutele agli operatori sportivi - ha aggiunto
Lembo riferendosi alle nuove norme contenute nella riforma dello
sport nelle parti approvate a dicembre - ma così come sono
formulate potrebbero generare dei problemi organizzativi e
gestionali. È quindi importante stabilire una linea di
demarcazione netta in cui si sottolinei la prestazione
amatoriale dal lavoro sportivo". Il presidente del Centro
sportivo italiano, Vittorio Bosio, ha aggiunto: "Se venisse
accolto integralmente il testo in esame oggi, non possiamo
esimerci dall'evidenziare pericolose contraddizioni che
rischiano di minare il sistema sportivo, quello di base,
educativo e di promozione sociale. Produrrebbe un effetto
deflagrante ben lontano dalle intenzioni del legislatore".
Per il numero uno delle Pgs, Ciro Bisogno, è necessario "dare
dignità a tante pratiche sportive oggi non riconosciute" e
"fornire un giusto equilibrio tra tutele del lavoro sportivo e
sostenibilità di tale riconoscimento".
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