Sembra essersi risolto il caso di
Aminatou Seyni, atleta 'Intersex', ovvero con "disordini nello
sviluppo sessuale" e quindi elevati livelli di produzione
endogena di testosterone, la cui presenza nelle gare femminili
di atletica dei Giochi di Tokyo era in dubbio per via
dell'interpretazione delle regole.
Il suo caso è simile a quello di Caster Semenya, mezzofondista
sudafricana con fattezze simili a Seyni, anche lei 'Intersex' e
due volte oro olimpico (Londra e Rio) negli 800 . Per questo
tipo di atlete la federazione mondiale dell'atletica, dopo una
lunga battaglia legale e forte di una sentenza del Tribunale
federale svizzero, ha imposto di nuovo la norma che alle
intersex vieta di gareggiare tra le donne su distanze comprese
tra 400 e miglio, se non avendo prima abbattuto, tramite cure,
il livello di testosterone, fino a una soglia massima di 5 n/l.
I 400 metri sono la gara preferita di Aminatou Seyni, ma per
Tokyo aveva deciso di puntare sui 200, gara per prendere parte
alla quale non deve sottostare alle regole di 'World Athletics'
sull' iper androginia. Poi anche questo era stato messo in
dubbio nelle scorse settimane fino al chiarimento di queste ore.
"Potrà fare i 200 a Tokyo, contrariamente a quanto
un'interpretazione errata delle norme aveva fatto credere - ha
detto il presidente della federatletica del Niger, Alio Oumarou
-. Abbiamo ritrovato una nota dell'ente internazionale, e c'è
scritto che non può fare i 400 ma i 100 e 200 sì. Quindi, fino a
prtova contraria, sarà in pista a Tokyo, e sono false le voci di
un 'bando' nei suoi confronti".
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