"Che Marco Sorbara dovesse sapere che Antonio Raso fosse un esponente della locale di Aosta non risulta da nessuna parte". Lo ha detto nella sua arringa l'avvocato Corrado Bellora, uno dei difensori del consigliere regionale sospeso imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Geenna con rito ordinario. In ogni caso Raso, ha affermato il legale, è "un ristoratore incensurato conosciuto da tutti, titolare di un ristorante apprezzato".
"L'unico elemento da cui" l'accusa deduce questa consapevolezza - l'elemento soggettivo alla base del reato contestato - "è la vicenda Fazari" (emersa dal procedimento Tempus Venit e risalente al 2011), ha riferito il difensore. In base alle intercettazioni Marco Sorbara aveva ricevuto minacce di morte da un cugino di una sua ex convivente, dopo che suo fratello Cosimo Sorbara aveva avuto un "comportamento aggressivo" nei confronti della madre della donna. Parlandone con Antonio Raso si era sentito rassicurato con un "Non ti preoccupare questi li teniamo sotto controllo", riferisce lo stesso Marco Sorbara in una telefonata con Cosimo. Una frase che - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare di Geenna - "conferma il ruolo di spicco del sodale "(Antonio Raso), che è "in grado di contrapporsi a soggetti che vantano legami con esponenti della 'ndrangheta calabrese su un piano di sostanziale parità, parlando al plurale e facendo quindi riferimento alla presenza di un gruppo di persone che lo supporta". Ma, ha sottolineato l'avvocato Bellora, "è evidente che Raso dice 'ci penso io' perché è amico di Fazari".
Il legale ha poi detto che dalla commissione di accesso antimafia del Comune di Aosta "non è emerso nulla" e che "in otto anni da assessore" alle Politiche sociali Marco Sorbara "non ha truccato nulla". Quindi "cosa ci sta a fare un componente esterno nel Comune di Aosta?".
La procura di Torino ha chiesto per l'imputato una condanna a dieci anni di carcere.
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