(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 29 APR - In passato ha
rappresentato una risorsa importante del comparto agricolo
contribuendo a sostenere l'economia delle zone a maggiore
vocazione a nord della città di Reggio Calabria. Da poco è anche
diventata presidio slow Food con la consacrazione in occasione
dell'evento internazionale "Terra Madre Salone del Gusto" di
Torino. E' l'arancia Belladonna di San Giuseppe, agrume a
maturazione tardiva e a polpa bionda, a cui è legata la realtà
della frazione Villa San Giuseppe, nella parte settentrionale
della città di Reggio, ma che allarga la sua sfera di interesse
anche nel territorio di fondovalle tra le fiumare del Gallico e
del Catona, la fascia pedemontana dell'Aspromonte e lo Stretto.
Il periodo di maturazione di questo agrume ricade tra i
mesi di aprile e maggio ma può spingersi fino a giugno. I frutti
sono di pezzatura media (circa 200 grammi) e hanno forma
ovoidale e buccia sottile. La polpa è bionda, molto ricca di
succo, con pochissimi semi. Le arance belladonna di San Giuseppe
sono ottime mangiate fresche, ma possono anche essere
trasformate in marmellate e scorzette candite.
Dopo la presentazione ufficiale alla stampa a Torino e a
Reggio Calabria, nella conferenza organizzata dalla Città
Metropolitana, i produttori e la comunità di Villa San Giuseppe
hanno festeggiato in casa il presidio Slow Food con l'avvio
della campagna di raccolta di questo frutto succoso che
rappresenta l'identità produttiva e paesaggistica di questa
parte del territorio reggino, come documentano alcuni studi
datati 1863. Un agrume che fino agli anni '70 sosteneva
l'economia di queste zone perché il suo prezzo sul mercato,
rispetto ad altri prodotti agricoli, era molto più remunerativo.
La speranza, adesso, è che gli obiettivi di difendere la
produzione dall'estinzione, promuoverne la conoscenza e lo
sviluppo commerciale salvaguardando il paesaggio, si possano più
agevolmente raggiungere. In ciò, secondo gli auspici di quanti
credono in questa produzione identitaria, favorendo anche uno
strumento in grado di attivare microeconomie, far nascere e
crescere filiere locali, difendere il suolo dall'abbandono e dal
rischio idrogeologico che ne deriva, assicurando futuro alla
comunità che lo abita. (ANSA).