(ANSA) - NAPOLI, 19 GEN - Dopo Il buio sulla zattera,
interpretato dalle attrici Imma Villa e Silvia Ajelli
all'Institut Français di Cultura di Napoli, la "Trilogia degli
esclusi" scritta e diretta dal drammaturgo e regista Rosario
Diana si compie nel terzo movimento e trova sul palco Tony
Laudadio. All'attore e scrittore di origini liguri è affidata la
messinscena dello spettacolo Fabbrica occupata, un "monodramma
iperbolico in prova (atto unico distopico)" che, fanno sapere
gli autori, debutta alla Domus Ars a Napoli il 20 gennaio alle
20.30. Accanto al protagonista anche Francesca Laino (attrice) e
Martina Nappi (danzatrice). Il copione racconta la vicenda
immaginaria - ambientata nel 2036 - di un operaio prossimo alla
pensione che occupa, in assoluta solitudine, lo stabilimento
automatizzato nel quale è rimasto l'unico essere umano al
lavoro. Si riassume con tale vicenda l'atto conclusivo della
Trilogia, che raccoglie tre viaggi sull'esclusione dalla società
e vuole mostrare che a esser messo "fuori dall'umano" non è solo
chi subisce l'atto di estromissione, ma pure chi lo compie.
L'uno resta "fuori" materialmente; l'altro "solo" moralmente".
"L'operaio che resiste fino alla fine, come un giapponese -
spiega Tony Laudadio - è una vittima del progresso ed è
costretto dagli eventi in questa condizione. Che ne riduce il
valore. Noi attori abbiamo un privilegio enorme: lavoriamo con
condizioni serene perché la creazione artistica è un evento
propriamente umano. L'invenzione dell'arte e del teatro è un
elemento antico e non robotizzabile in misura tecnologica. Altro
campo è la fruizione dell'arte con mezzi digitali. L'affinità
tra me-attore e l'operaio sta nello stato di resistenza: il
teatro sembra attraversare una crisi per cui anche la sua
utilità nella società di oggi, che ha a che fare con panorami
virtuali, sembra diminuire e noi attori sembriamo gli ultimi a
resistere in queste cattedrali, un tempo gloriose. In tal senso,
metaforicamente, l'operaio-custode di quella antica realtà si
avvicina a un attore che tiene vivo lo spazio scenico. Da
interprete seguo questa linea e la figura di operaio corrisponde
al mio mestiere. E qui, l'interprete, è realistico ma anche meta
teatrale". (ANSA).