(ANSA) - NAPOLI, 07 FEB - In cambio di denaro avrebbero
monetizzato quasi seimila "bonus cultura 18 app", beneficio che
il governo ha pensato per promuovere nei neo 18enni la
diffusione dei libri, dello studio e dell'accesso ai servizi di
natura culturale. Una truffa che, secondo la Guardia di Finanza
e la Procura di Napoli, avrebbe trasformato in contanti benefici
per 2 milioni 850.000 euro tra il 2017 e il 2020. Nove le misure
cautelari (tre arresti in carcere, due ai domiciliari e quattro
obblighi di dimora): ipotizzati, a vario titolo, l'associazione
a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e
l'autoriciclaggio.
Secondo il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano,
questa nuova truffa "con il vecchio bonus cultura è l'ennesima
riprova del fatto che avevamo ragione: la App18 così com'è non
funziona e va riformata". "Anche per evitare queste situazioni -
ha aggiunto - abbiamo voluto dare vita alla nuova Carta Cultura
Giovani che, a partire dal prossimo anno, sarà riservata a
18enni provenienti da famiglie con redditi non elevati, e alla
Carta del Merito. Due nuovi strumenti che garantiranno un
utilizzo immune da distorsioni. Verranno infatti rafforzati i
meccanismi anti-truffa, per dire definitivamente addio alle
frodi",
Tra i destinatari delle misure cautelari anche i gestori di
una libreria di Ercolano, in provincia di Napoli, utilizzata per
trasformare i bonus in denaro. In quella libreria, per gli
investigatori, venivano convocati, attraverso alcuni
intermediari e procacciatori (sono 12 in tutto gli indagati), i
possibili beneficiari del bonus per invitarli a monetizzare il
beneficio. Il meccanismo truffaldino era semplice: simulare la
vendita dei libri e l'effettuazione di altre prestazioni
culturali inserendo nel sistema informatico del Mibact gli
estremi e i codici dei 'buoni cultura' con in allegato la falsa
dichiarazione della vendita di libri e di altri servizi
culturali contemplati nel beneficio ma mai fruiti.
Per il servizio offerto veniva trattenuta una percentuale
(stimata tra 40 e 60%) corrisposta attraverso versamenti su
carte di credito prepagate.
Infine venivano richiesti i rimborsi dei benefici al Mibact.
(ANSA).