(ANSA) - CASAL DI PRINCIPE (CASERTA), 19 MAR - La messa "mai
celebrata", gli scout, don Ciotti, i familiari divisi tra dolore
e fermento per l'arrivo imminente di Sergio Mattarella. Ha
vissuto un giorno speciale Casal di Principe (Caserta), che oggi
ha ricordato Don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei
Casalesi il 19 marzo di 29 anni fa mentre era nella sacrestia
della parrocchia di San Nicola di Bari e si preparava a dire
messa; ucciso perché aveva incitato i cittadini a ribellarsi ai
clan. Un giorno più di speranza che di puro dolore, come
accadeva negli anni successivi alla morte. I familiari sono in
prima fila, in particolare i fratelli di don Peppe, Emilio e
Marisa, che hanno portato avanti il messaggio del prete,
definito più volte "un martire", e che martedì incontreranno il
cimitero il presidente Mattarella. "Il sacrificio di Peppe -
dice Marisa - non è stato vano, e Mattarella ne è la riprova.
Guarderò negli occhi il Capo dello Stato e ci sentiremo vicini
nel dolore, perché solo chi ha perso un fratello per mano della
criminalità, può capire ciò che noi proviamo dal 19 marzo 1994".
La cugina di don Peppe, anch'essa Marisa, ricorda il cugino con
una foto in bianco e nero che ritreae un don Peppe Diana
"giovane esuberante, a tratti goliardico, e dallo sguardo spesso
meditativo, introspettivo, rivolto 'oltre'".
Ma a Casal di Principe è anche il giorno degli scout,
arrivati in centinaia per tenere a battesimo il primo gruppo
nato nella cittadina del Casertano sull'esempio di don Diana, di
cui fa parte anche Iole Diana, nipote di don Peppe. La giornata
è partita con la Messa celebrata nella parrocchia di San Nicola
dal Vescovo Angelo Spinillo; quella messa, svoltasi alle 7.30,
mai celebrata da don Peppe.
"Questa giornata è sempre importante - ha osservato il
Vescovo - per rinnovare il messaggio universale di coraggio e
riscatto lanciato da Don Diana". Presente il presidente
nazionale di Libera Don Luigi Ciotti, che ha spiegato "che don
Peppe alzava la voce contro ciò che non riteneva giusto ed era
capace di testimoniare anche l'altra 'Parola', quella di Dio, ed
erano parole difficili perchè chiamavano il male per nome".
C'erano Augusto Di Meo, il testimone oculare del delitto, e il
sindaco Renato Natale. (ANSA).