(ANSA) - CASERTA, 04 MAG - Trasferiti in campagne isolate,
spesso lontane dai centri abitati, sono ritornati a Caserta una
parte dei migranti - si tratta soprattutto di bengalesi - che
facevano parte fino a due mesi fa del Sai, il Sistema di
accoglienza e inclusione sospeso a metà febbraio a Caserta per
sei mesi dal ministero dell'Interno in seguito alle criticità
emerse nella gestione. Dopo la sospensione, per i circa settanta
ospiti del Sai erano intervenuti su disposizione del Ministero
dell'Interno i provvedimenti di trasferimento in Sai di altre
province dove era stata trovata la disponibilità; era così
accaduto che circa 40 tra pachistani e bengalesi erano stati
trasferiiti in blocco nel Bolognese e anche in Puglia, a Mesagne
(Brindisi), mentre i circa trenta accolti di origine africana
erano stati trasferiti singolarmente o in gruppi di pochi
elementi in piccoli comuni soprattutto del Sud, circostanza che
aveva spinto questi ultimi a rifiutare il trasferimento, visto
come una sorta di punizione e discriminazione, anche perché a
Caserta frequentavano scuole, corsi di formazione e lavoravano,
erano dunque inseriti in un percorso di integrazione che si è
improvvisamente interrotto e che sarebbe stato difficile
riprendere in piccoli comuni. Così da un lato gli accolti di
origine africana hanno continuato a stare a Caserta nella case
delle coop, che comunque devono lasciare, mentre bengalesi e
pachistani sono partiti, ma in molti, proprio in questi giorni,
sono ritornati a Caserta.
"Ci hanno trasferiti a Mesagne in una zona di campagna - dice
un bengalese - che ci facciamo lì? Preferiamo farci aiutare dai
nostri parenti o da amici". Altra questione aperta, che forse ha
convinto gli ex ospiti del Sai a non partire o a tornare, è
quella dei soldi dei pocket money non ricevuti da 6-7 mesi,
situazione che riguarda tutti gli ex migranti del Sai di
Caserta, creditori di somme non alte ma per loro vitali, dagli
800 ai 2200 euro. (ANSA).