"Oggi l'ambizione non è un'opzione, è una necessità, perché non abbiamo più tempo per intese deboli. La Terra non ci dà altro tempo". Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, nel suo intervento davanti alla plenaria della Conferenza Onu sul clima, chiedendo "la definizione di un accordo che sia di tutti, e che sia capace di assicurare a tutti i Paesi un futuro migliore. Un futuro, ha proseguito, "in cui la de-carbonizzazione dell'economia sia un obiettivo di medio termine non solo ambientale, ma sia soprattutto un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico, portatore di benessere più diffuso e di equità fra i popoli".
Per questo, l'Italia chiede un accordo "efficace", con "meccanismi di revisione periodica dei target che tengano conto del mutare delle condizioni dei vari Paesi", e in cui tutti siamo chiamati a rendere conto degli sforzi fatti, "per permetterci di misurare lo sforzo collettivo". Ma anche un accordo "solidale", ha aggiunto Galletti, che non può "non raccogliere la richiesta che viene dai Paesi più vulnerabili di considerare lo scenario di limitare la crescita della temperatura di 1,5 gradi".
La comunità internazionale deve "aiutare i Paesi meno ricchi e in particolare i territori più fragili", come isole, deserti e montagne. E l'Italia "farà la sua parte" ha assicurato il ministro dell'Ambiente. "L'Italia aumenterà il proprio contributo per la finanza internazionale per il cambiamento climatico fino a 4 miliardi di dollari negli anni tra il 2015 e il 2020 - ha aggiunto - e si impegnerà per lo sviluppo delle energie rinnovabili in Africa". Il ministro ha concluso poi ricordando il messaggio di Papa Francesco, che "ci ha detto che la sfida che abbiamo davanti è quella di una ecologia integrale ,'economica sociale e ambientale', che ci consenta di 'ridefinire il progresso'. Noi possiamo farlo qui a Parigi, ridefinire il progresso per l'umanità, per costruire tutti assieme un futuro migliore".
L'ambizione "va praticata anche a livello nazionale adottando da subito un piano d'azione per il clima che porti il nostro Paese su una completa decarbonizzazione e verso un futuro rinnovabile e libero da fonti fossili" commenta il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. "Ora - prosegue - ci aspettiamo che il governo applichi immediatamente quanto dichiarato a Parigi, tagliando i sussidi alle fossili e mettendo in campo una strategia lungimirante per le rinnovabili e l'efficienza. Ciò significa, in sostanza, No alle trivelle e Sì a una politica ambiziosa a sostegno delle rinnovabili. L'Italia - spiega Cogliati Dezza - deve passare dalle belle parole ai fatti concreti, così come evidenziato anche dal rapporto annuale Germanwatch presentato oggi a Parigi, realizzato in collaborazione con Legambiente per l'Italia".
Descalzi, obiettivi non bastano, servono politiche
"Oltre agli obiettivi, se non si definiscono le policy mi pare difficile che si arrivi a qualcosa" in materia di tutela del clima ha dichiarato l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, a margine della Cop 21, spiegando che non basta fissare "dove si vuole arrivare", bisogna stabilire anche "come farlo". Descalzi ha criticato in particolare l'Unione europea, arrivata "a un mix energetico paradossale, con le rinnovabili e il carbone". Dando incentivi alle rinnovabili, ma poi mantenendo l'utilizzo di centrali a carbone, ha spiegato, l'impatto positivo "si elide, annullando i benefici sulle emissioni". Inoltre, ha aggiunto, nell'Ue la capacità installata per il trasporto del gas viene sottoutilizzata, "solo per un terzo". Eni, ha aggiunto, ha già avviato il suo adattamento, con una riduzione "del 27% in cinque anni delle sue emissioni", e investimenti per "2 miliardi di euro" in Africa per la produzione di elettricità dal gas bruciato nelle torce dei pozzi petroliferi.
Legambiente, obiettivo 100% rinnovabili entro il 2050
L'accordo di Parigi sul clima "deve avere al centro l'obiettivo globale di eliminare le emissioni da fonti fossili e raggiungere il 100% di rinnovabili entro il 2050. Solo così sarà possibile contenere l'aumento della temperatura ben al di sotto della soglia critica dei 2 gradi centigradi". E' la strada indicata dal responsabile Politiche europee e clima di Legambiente, Mauro Albrizio, a Parigi per seguire i lavori della Cop 21. "Non vi sono barriere tecnologiche o economiche che possano ostacolare il raggiungimento del 100% di rinnovabili per tutti entro il 2050 - rileva - Ritardare alla fine del secolo sarebbe troppo tardi per le molte comunità vulnerabili del pianeta che già devono difendersi dai mutamenti climatici in corso e dove il numero di poveri rischia di crescere ancora". Secondo Albrizio, i miglioramenti nelle performance di alcuni Paesi che hanno guadagnato posizioni nella classifica del rapporto annuale di Germanwatch sulla performance climatica sono "cambiamenti positivi e vanno accelerati".
Marcegaglia, competitività aziende Ue sia tutelata
Le aziende europee auspicano che dalla Conferenza Onu sul Clima esca un "accordo ambizioso, globale e giuridicamente vincolante", ma chiedono anche che la loro competitività sia "tutelata". Lo ha dichiarato in un punto stampa Emma Marcegaglia, presidente di Eni e del coordinamento Business Europe, che riunisce le confederazioni industriali dei diversi Paesi Ue. "Insistiamo molto su questo punto del 'leveled playing field' - ha spiegato all'ANSA la Marcegaglia, a margine della conferenza - perché c'é il rischio che l'Europa sia la sola a prendersi degli impegni forti, mentre gli altri prendono impegni meno forti, o non ne prendono del tutto".