di Chiara Rancati
"La storia ha scelto voi, qui ora" per sottoscrivere "un accordo che salvaguardi i più deboli, e mobiliti l'intera forza dell'ingegno umano verso un sviluppo per tutti". La presidenza della Cop 21 lancia un messaggio fermo e vibrante ai ministri riuniti oggi a Parigi, sperando che cinque giorni siano sufficienti a sbloccare le trattative sui punti ancora irrisolti, a cominciare da quelli finanziari. "Invito tutti i ministri a cooperare, mossi da obiettivi comuni, e dal senso comune, per mettere in sicurezza il nostro pianeta e assicurarne il futuro", ha detto il segretario generale Onu Ban Ki-moon. Appello ribadito poco dopo dalla rappresentante della presidenza di turno dell'Unione Europea, il ministro dell'Ambiente lussemburghese Carole Dieschbourg: "In questa settimana parleremo di numeri, di percentuali, ma dietro i numeri ci sono vite umane, si parla del nostro pianeta - ha dichiarato - Abbiamo una grossa responsabilità di riuscire". Davanti alla plenaria riunita si sono susseguiti messaggi che invocano un'intesa universale, ma sui termini sono emerse le divergenze.
I Paesi in via di sviluppo continuano a lanciare "un appello ai più avanzati perché forniscano il supporto necessario", come ha ricordato a nome del G77 più Cina l'ambasciatrice sudafricana Nozipho Mxakato-Diseko, sottolineando che nessun accordo sarà possibile se i timori della parte più debole del mondo non saranno ascoltati. Su questa linea resta anche l'Indonesia, la cui delegazione davanti alla stampa ha rilevato come l'impegno a perseguire "l'obiettivo globale" di mitigare il cambiamento del clima deve permettere di "continuare il nostro sviluppo, per i nostri cittadini".
Mentre gli Stati più vulnerabili tornano a ricordare i danni che già subiscono per colpa dei cambiamenti climatici, chiedendo più ambizione negli obiettivi a lungo termine e una redistribuzione degli investimenti che dia più risorse per l'adattamento. Questi fondi, ha detto il ministro degli Esteri delle Comore Abdoulkarim Mohamed, "devono essere addizionali, non sostituirsi a quelli della cooperazione alla sviluppo". L'Arabia Saudita invita invece a non concentrare la lotta alle emissioni al solo settore energetico, auspicando politiche "che non discriminino nessuna fonte energetica, e in cui tutte le fonti siano viste come complementari per raggiungere uno sviluppo sostenibile". Una posizione che, secondo fonti vicine ai negoziati, non avrebbe più il pieno sostegno di altri Paesi del Golfo, tra cui Emirati e Qatar, che "hanno compreso che ci sarà un futuro senza petrolio, e cominciano a prepararsi".
Un invito a raccogliere l'appello dei Paesi più vulnerabili è giunto dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, secondo cui "ci vuole grande solidarietà da parte dei Paesi industrializzati per aiutare gli altri a non commettere i nostri errori. Cioè esportare tecnologia e aiutarli finanziariamente". L'Italia, ha detto ancora, é impegnata perché sia inserito nell'accordo "un riferimento" all'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
In questo contesto, l'Onu moltiplica gli appelli al dialogo, ma allo stesso tempo ipotizza esplicitamente, per la prima volta, che ci si possa accontentare di un accordo meno ambizioso di quanto alcuni vorrebbero. "A volte la perfezione può essere un nemico, non viviamo in un mondo di perfezione", ha detto Ban Ki-moon alla stampa, spiegando che "si può sempre puntare a un accordo ideale", ma se non dovesse essere possibile si potrà rafforzarlo in futuro, ed "esprimere ambizioni più elevate" grazie alla revisione quinquennale degli obiettivi.