I candidati alla statuetta per il migliore attore protagonista hanno un elemento in comune: per tutti è la prima volta agli Oscar. Una corsa, tra trasformazioni fisiche ed emotive, omaggi a capolavori del cinema e a icone del rock.
Il grande favorito, forte già di oltre 20 premi per la sua performance è Brendan Fraser, che in The Whale di Darren Aronofsky interpreta Charlie, sensibile e solitario insegnante di inglese obeso deciso a riallacciare i rapporti con la figlia adolescente Ellie (Sadie Sink). L'avversario più forte sembra Austin Butler, che ha accettato l'impresa di calarsi nei panni di Elvis Presley nell'onirico ritratto del re del rock firmato da Baz Luhrmann in Elvis. E' il nuovo sodalizio con l'amico regista Martin McDonagh, a 15 anni da Bruges e 11 da Sette psicopatici, a portare all'irlandese Colin Farrell, la sua prima nomination per la tragicommedia Gli spiriti dell'isola. Con una carriera di oltre 150 ruoli tra teatro, grande e piccolo schermo, radio e doppiaggio di videogiochi, Bill Nighy, classe 1949 ha impressionato nel ruolo di un colletto blu che rimette in discussione la sua vita in Living di Oliver Hermanus, remake di Vivere (Ikiru), capolavoro di Akira Kurosawa. Infine la sorpresa in cinquina è un altro talento irlandese, Paul Mescal, attore in grande ascesa grazie alla serie Normal people. A metterlo in lizza per gli Oscar è il padre in crisi di Aftersun dell'esordiente Charlotte Wells.
Una storia di successo, relativo oblio, e ritorno in cima, di quelle che Hollywood ama tanto, è incarnata da Brendan Fraser, diventato tra fine anni '90 inizio anni 2000, divo con film raffinati come Demoni e dei' e a colpi di blockbuster (soprattutto col franchise La mummia). Nell'ultimo decennio, era uscito dal radar delle grandi produzioni. Un periodo, trascorso da Fraser, principalmente a fare il papà e in palcoscenico, che l'ha arricchito “come uomo e come attore” ha spiegato. Qualità pienamente mostrate in The Whale di Darren Aronofsky dove oltre a regalare la sua più intensa prova d'interprete ha vinto anche la sfida fisica di interpretare un uomo gravemente obeso, grazie a una tuta/ costume che arrivava a pesare oltre 150 chili e alla consulenza della Obesity Action Coalition per essere il più veritiero possibile, nei movimenti e nei comportamenti.
“Esplorare l'umanità di un uomo che ha rappresentato uno specchio della società, diventato nella cultura popolare quasi un supereroe”. E' ciò che ha attirato di più Austin Butler, nell'interpretare il re del rock in Elvis di Baz Luhrmann, che porta in gara agli Oscar fra gli altri anche l'italiano Aldo Signoretti per il trucco. Classe, 1991, Butler, conosciuto per serie come The Carrie Diaries e The Shannara Chronicles o per il ruolo di Tex Watson, accolito di Charles Manson, in C'era una volta a Hollywood di Tarantino, ha lavorato sul personaggio di Elvis per più di un anno prima delle riprese. “Volevo sembrare il più vero possibile – ha raccontato -. Ho guardato e ascoltato per mesi tutto il materiale disponibile. Sentivo una responsabilità incredibile verso la famiglia di Elvis, Priscilla e sua figlia Lisa Marie” (scomparsa a gennaio, ndr) che l'hanno costantemente aiutato e supportato.
Una personalità esplosiva fatta di ribellione, minaccia, intensità, ironia e fragilità; è ciò che ha permesso a Colin Farrell, di diventare volto per registi come Joel Schumacher, Steven Spielberg, Oliver Stone (per il tanto vituperato Alexander) Terry Gilliam, Neil Jordan, Yorgos Lanthimos, David Yates, fino a Matt Reeves per The Batman, dove è diventato The Penguin, che tornerà a interpretare in una serie ad hoc. E però un nuovo film con Martin McDonagh, che già 15 anni fa, quando Farrell si era da poco disintossicato dall'alcool, agli aveva offerto lo splendido In Bruges, a portare l'attore in shortlist con Gli spiriti dell'isola, per il quale ha già vinto la Coppa Volpi a Venezia. Una tragicommedia (candidata a nove Oscar) ambientata su un'isola della costa irlandese, a inizio anni '20, nella quale l'attore è Padraic, uomo amato da tutti, che non si rassegna a perdere senza spiegazioni l'amicizia fraterna di Colm (Brendan Gleeson).
Un festeggiamento collettivo in famiglia via Facetime, è stata fra le reazioni dell'irlandese Paul Mescal, classe 1996 alla sua prima nomination agli Academy. E' arrivata per Aftersun di Charlotte Wells, già premiato a Cannes e Deauville, nel quale l'attore è Calum, giovane padre in crisi che cerca di regalare a sua figlia di 11 anni Sophie (Frankie Coro) la migliore vacanza possibile in un resort in Turchia. “Sono rimasto subito colpito dal personaggio di Calum – ha spiegato Mescal – e dal conflitto che prova tra l’essere un ottimo padre e i suoi momenti bui, nei quali lotta con una forma di depressione che neanche lui comprende”. Un ruolo che gli ha aperto le porte di progetti sempre più importanti: da una versione moderna di Carmen diretta da Benjamin Millepied alla storia d'amore gay con Josh O' Connor durante la Prima guerra mondiale in The History of Sound; dall'adattamento firmato da Richard Linklater del musical cult Merrily We Roll Along, al sequel de Il Gladiatore di Ridley ScotT.
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