LE REGOLE DEL VOTO
WASHINGTON - La corsa alla Casa Bianca è un gioco con regole complesse. Non a caso ogni quattro anni i media negli Usa devono spiegare da capo a milioni di persone l'iter per eleggere il presidente e ricordare che non votano direttamente per il leader, ma per eleggere un Collegio Elettorale.
Ecco le tappe principali:
AI BLOCCHI DI PARTENZA: La Costituzione prevede che possa essere eletto presidente ogni cittadino nato in uno dei 50 stati, nel Distretto di Columbia (dove si trova Washington) o in uno dei territori americani di Guam, Porto Rico e Isole Vergini. Per candidarsi, occorre essere stati residenti in territorio americano negli ultimi 14 anni e avere almeno 35 anni di età. Il presidente non può restare in carica più di due mandati.
VERSO LA NOMINATION: Agli albori della Repubblica, gli Usa avevano un'elite politica che sceglieva al proprio interno i candidati. Erano le assemblee di partito a indicare chi sottoporre agli elettori. Nel 1832 fu introdotta una convention nazionale e da allora ogni stato invia delegati all' appuntamento. Questi a loro volta votano la personalità che si presenterà al voto di novembre per la Casa Bianca. Ma la scelta dei delegati per lungo tempo è rimasta una questione di potentati. Nel 1904 in Florida fu introdotto il meccanismo della primarie per eleggere i delegati. Fu però solo nel 1952 che le primarie cominciarono ad acquistare spessore, grazie a candidati che ne dimostrarono la validità (il primo fu il senatore del Tennesse Estes Kefauver). Nel 1960 John F. Kennedy offrì una tale prova di forza nelle primarie da strappare la nomination ed è da allora che il voto popolare cominciò ad assumere il peso che ha oggi. Il calendario è diventato una tradizione. Da decenni, ad aprire la stagione del voto sono i 'caucus' (una sorta di assemblee pubbliche con riti da democrazia di villaggio) in Iowa e le primarie in New Hampshire, celebrate di solito un martedì di gennaio nell'anno del voto. Un'altra tappa decisiva è il primo 'supermartedi' di febbraio, quando un gran numero di stati votano tutti insieme.
LA CONVENTION: Un complesso meccanismo di ripartizione dei delegati, porta i due partiti a riunirsi in estate in enormi e spettacolari convention. I numeri cambiano ogni quattro anni: nel 2004 i repubblicani portarono alla convention 2.509 delegati e 2.344 'alternates' (le riserve), mentre i democratici avevano 4.300 delegati e 600 'alternates'. Nel 2008, la convention democratica sarà dal 25 al 28 agosto a Denver; quella repubblicana l'1-4 settembre a Minneapolis.
UN MARTEDI' DA LIBRI DI STORIA: Dopo la convention, i candidati si lanciano in due mesi di furibonda campagna elettorale, per arrivare all'Election Day. Si tratta del primo martedì successivo al primo lunedì di novembre. La scelta risale ai tempi del Continental Congress (XVIII secolo), quando la politica si faceva d'inverno per non abbandonare i campi. Nel 1792 venne deciso che le elezioni dovevano tenersi a novembre, per aver tempo per contare i voti prima che il Congresso si insediasse a gennaio. Dal 1845 divenne legge il voto il primo martedì di novembre, con l'eccezione però del giorno 1, per rispettare la festività cattolica di Ognissanti. La scelta del martedì era per questioni pratiche: a una larga parte degli elettori occorreva un giorno di viaggio per recarsi al luogo del voto. Visto che la domenica era destinata al riposo, si pensò di ritagliare il lunedì come giorno per gli spostamenti, in modo che tutti potessero raggiungere i seggi il martedì.
IL COLLEGIO ELETTORALE E L'INAUGURAZIONE: Nel votare, si scelgono in realtà 538 'elettori' che vanno a far parte del Collegio Elettorale. Ogni stato riunisce i membri del Collegio 41 giorni dopo Election Day e i loro voti vengono trasmessi al Senato. Il Congresso all'inizio di gennaio si riunisce in seduta comune per contare i voti elettorali e proclama il presidente, che giura e si insedia a mezzogiorno del 20 gennaio.