Le decisive sfide in materia di
difesa, economia, ambiente e immigrazione che affronta l'Europa
sono rimaste in secondo piano nella campagna elettorale che si
conclude oggi in Spagna, dove domenica saranno eletti 61 - di 33
liste candidate - dei 720 eurodeputati, due in più che nel 2019,
dopo l'uscita del Regno Unito dalla Ue. E dove oltre mezzo
milione di elettori - 571.018 - ha già esercitato il voto per
posta, secondo i dati diffusi da Correos.
La possibile crescita dell'estrema destra prevista dai
sondaggi e la prospettiva che l'alleanza in 5 regioni del
conservatore Partito Popolare con Vox possa affermarsi a livello
nazionale ha dominato il dibattito, incentrato sulla politica
domestica. Con l'apertura a sorpresa del leader Alberto Nunez
Feijoo, a inizio campagna, a possibili intese con il gruppo dei
Conservatori e Riformisti europei (Erc) della presidente Giorgia
Meloni.
Feijoo punta a convertire il voto in un nuovo referendum sul
premier socialista Pedro Sanchez, il secondo turno dopo le
elezioni generali dello scorso 23 luglio, che segnarono la
vittoria dei popolari ma senza una maggioranza per governare
nemmeno sommando Vox. L'opposizione alla controversa legge di
amnistia, cavallo di battaglia dei popolari anche alle
successive elezioni regionali in Galizia, Paese Basco e
Catalogna, e che ha ricevuto il via libera definitivo del
Congresso una settimana fa, ha dominato parte della campagna.
Assieme alle polemiche sollevate dall'inchiesta giudiziaria che
vede indagata Begona Gomez, la consorte del premier Pedro
Sanchez. Rilanciata nell'ultima settimana in maniera reattiva
dai socialisti, per mobilitare l'elettorato contro l'avanzata
della "coalizione reazionaria dell'ultradestra".
Da parte sua, il premier Sanchez ha insistito sui buoni
risultati economici, con 2,3 milioni di occupati, 3,5 milioni di
contatti a tempo indefinito, e una crescita del Pil del 2,5% nel
2024, a fronte dello 0,8% della media Ue. Il leader socialista
ha fatto appello a giovani, donne e lavoratori per "un ultimo
sforzo" nelle urne, per convalidare le politiche "di progresso e
di futuro" in gioco domenica.
Quasi tutti i sondaggi, fra i quali quello di Gad3 per Abc,
prevedono una vittoria del Pp, che raddoppierebbero a 24 seggi
quelli ottenuti nel 2019, grazie all'annessione dei liberali di
Ciudadanos, che resterebbero fuori dalla Eurocamera. Davanti al
Psoe che dal 32% scenderebbe al 30%, mantenendo 20 scranni. Vox
- che propone di derogare il Patto Verde europeo, cancellare
l'agenda 2030 e inviare l'esercito a protezione delle frontiere
dai migranti - da quinta diventerebbe la terza forza con il
9,7% e 6 seggi, il doppio degli attuali. Sumar si attesterebbe
al 5,9% davanti a Podemos. Mentre Ahora Repubublicas, la
coalizione dei partiti baschi e catalani e regionalisti - Erc,
Eh Bildu, Bng e Ara Mes - e Junts Ue, dell'ex eurodeputato
Carles Puigdemont. otterrebbero 1 seggio ciascuno. La sorpresa
potrebbe venire da 'Se acabò la fiesta' (La festa è finita),
guidata dall'attivista ultrà, Alvise Perez,, fustigatore della
corruzione politica, che al suo esordio otterrebbe 1 o 2
eurodeputati.
E' degno tuttavia di nota l'unico sondaggio in controtendenza
che confermerebbe le "buone sensazioni" espresse da Pedro
Sanchez circa una 'remuntada' del Psoe. E' quello dello statale
Centro di ricerche sociologiche (Cis) che prevede una vittoria
socialista con il 31,6%-33,2%, davanti al Pp con il 28,3%-30,5%,
e Vox con il 9,9%- 11% seguito da Sumar con il 5,7%-7,1%.
In ogni caso, domenica si conclude un lungo ciclo elettorale
cominciato oltre un anno fa con le elezioni amministrative e
regionali del 28 maggio. E il risultato misurerà in chiave
nazionale la stabilità dell'esecutivo Psoe-Sumar, sostenuto da
partiti nazionalisti baschi e catalani, nei prossimi tre anni
della legislatura.
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