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Ucraina: vescovo Macerata, guerra fa regredire, bisogna parlare

Ucraina: vescovo Macerata, guerra fa regredire, bisogna parlare

Giorno preghiera, digiuno e carità proposto dal papa è per tutti

MACERATA, 28 febbraio 2022, 10:30

Redazione ANSA

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"La guerra è un modo di risolvere i problemi di relazione in cui l'uomo regredisce al livello degli istinti animali più bassi ed immediati: aggressività, paura, prepotenza, scontro fisico. La guerra inizia quando non si parla più e finisce quando si ricomincia a dialogare". Lo dice il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi in un messaggio sula guerra in Ucraina, "rivolto a tutti e non solo ai cristiani". "Tutti sanno che relazionarsi attraverso il linguaggio è ciò che ci fa umani - aggiunge -, e dialogare per trovare soluzioni insieme è 'ragionare', ciò che ci rende esseri ragionevoli e non bestie. Per questo la Costituzione della Repubblica Italiana dice all'Articolo 11: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali'".
    "Per questo - prosegue il presule - il cammino più certo per allontanarsi dalla guerra, lo stile con cui si combatte davvero una mentalità bellica è governare i propri istinti, ascoltare le parole degli altri e crescere nella conoscenza reciproca". Mons. Marconi ricorda la giornata di "preghiera, digiuno e carità proposta dal papa, "che è un uomo saggio" per il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri: "è un messaggio che mi sembra valga per tutti. Invito, anche chi non crede, a vivere almeno un giorno impegnandosi a coltivare nel cuore 'pensieri di pace e non di sventura'. Digiunare è dire dei 'no' ai propri istinti e alle proprie passioni ed emozioni, anche a quelle lecite, per reimparare ad essere persone: ragionevoli e non istintive, pazienti e non emotive, attive e non solo reattive. Così si diventa operatori di pace a partire dal proprio intimo. Solo con persone così può nascere un popolo pacifico, una nazione operatrice di pace, relazioni internazionali più giuste e sagge". Infine il prelato cita "uno slogan degli anni '60: il contrario della guerra è l'amore. Ciò che fa realmente finire una guerra non è trattare una pace qualsiasi, che potrebbe essere solo la preparazione di una nuova guerra, ma iniziare a vivere secondo una logica di dono, di dialogo, di accoglienza, di valorizzazione dell'altro".
   

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