E' polemica in Sardegna per la
decisione dell'Areus, l'Azienda regionale emergenza urgenza, di
ridurre il servizio dei medici del 118 nel carcere di
Cagliari-Uta da 24 a 12 ore al giorno. "Una decisione che ha
creato viva preoccupazione tra i detenuti, i familiari e gli
operatori penitenziari del più grande istituto detentivo
dell'isola", denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente
dell'associazione Socialismo Diritti Riforme.
Sul caso è intervenuta la presidente del tribunale di
sorveglianza di Cagliari, Maria Cristiana Ornano, che sta
valutando un esposto in Procura. "Apprendiamo con vivo sconcerto
che Areus ha limitato alle ore notturne il servizio di primo
intervento e soccorso nel carcere di Uta finora assicurato H24
dal personale del 118 con risultati più che apprezzabili anche
in ragione della loro specifica competenza - afferma Ornano -.
Si tratta di una decisione che, nei fatti, interrompe per la
gran parte della giornata un servizio pubblico essenziale,
indispensabile per garantire adeguata assistenza e un efficace e
tempestivo intervento, specie in relazione agli eventi critici
che nel carcere si verificano con frequenza e che possono
presentarsi nell'arco dell'intera giornata. La scelta, assunta
peraltro senza alcuna preventiva interlocuzione con le
istituzioni preposte alla cura e vigilanza sul carcere e sulle
persone detenute, non tiene in alcun conto i rischi concreti sia
per la tutela della salute delle persone detenute e del
personale di Polizia penitenziario e civile, oltre a tutti
coloro che per varie ragioni quotidianamente vi accedono
(complessivamente circa 1500 persone)".
Contraria anche la Regione Sardegna. "Nonostante la
sollecitazione a non proseguire in questa direzione, la
direttrice generale di Areus Simonetta Bettelini - si legge in
una nota dell'assessorato della Sanità - ha deciso di
intraprendere questa scelta unilaterale fatta in maniera
autonoma senza alcuna autorizzazione o disposizione da parte
dell'assessorato che quindi procederà immediatamente ad una
diffida ufficiale. L'assessorato non ha dato alcuna disposizione
in tal senso e prende le distanze da questa posizione
assolutamente non condivisa. Invitiamo quindi la direttrice a
revocare immediatamente il provvedimento".
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