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Maxi evasione Iva, così mafie lavavano soldi sporchi

Maxi evasione Iva, così mafie lavavano soldi sporchi

Riguarda una complessa frode carosello all'Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici e informatici

PALERMO, 14 novembre 2024, 10:28

Redazione ANSA

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Banconote - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Riguarda una complessa frode carosello all'Iva intracomunitaria nel settore del commercio dei prodotti elettronici e informatici che ha investito diversi Paesi UE (Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania), coinvolgendo anche 20 società estere, l'indagine della Procura Europea che oggi ha portato a 47 misure cautelari e a un sequestro di oltre 500 milioni di euro. Coinvolti alcuni esponenti della criminalità organizzata siciliana come Tony Lo Manto, vicino ai clan di Brancaccio, e Campana che, intravedendo gli enormi guadagni del business, ne sono entrati a far parte fornendo provviste finanziarie e riciclando così il denaro sporco intascato con altre attività criminali.
    Le frodi carosello vengono realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, inserendo in un'operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, la cosiddetta "cartiera" (o società fantasma o missing trader), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l'applicazione dell'Iva per poi rivenderla ad un'impresa nazionale (anch'essa coinvolta nella frode) con l'applicazione dell'Iva ordinaria italiana. È in questa fase si realizza la condotta fraudolenta, in quanto la società "cartiera", invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l'Iva incassata dalla sua cessione, la vende sottocosto senza versare all'Erario l'imposta indicata nella relativa fattura. La missing trader, la società cartiera, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale, oltre quello di emettere fatture false, dopo una breve vita (massimo 2 anni) viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.

La frode consentiva di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevedeva, di norma, ulteriori passaggi in cui la merce veniva venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane inserite nel circuito con l'esclusiva finalità di rendere più difficile l'identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società broker, cioè le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto con applicazione dell'Iva, vantavano nei confronti dell'Erario il credito corrispondente. L'effetto finale era quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d'acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all'estero spesso alle stesse aziende comunitarie che avevano originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominciasse.
Il danno per l'Unione Europea era costituito dall'Iva indicata nelle fatture emesse dalle "cartiere", che avevano acquistato la merce senza applicare l'imposta e che la collocavano sul mercato nazionale applicandola invece al compratore, senza però versarla all'Erario, ma ripartendola tra i complici della frode.
Nella frode scoperta sono coinvolte 269 missing traders, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere per un volume complessivo di fatture soggettivamene false pari a 1,3 miliardi di euro, nel solo quadriennio 2020-2023. 

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