ROMA, 2 OTT - Tra le 12, quando Sandro Bondi scandisce in Aula 'fallirete', e le 13,30, quando Silvio Berlusconi si arrende e, con un sorriso tirato, annuncia il si' al governo, e' racchiuso tutto il senso di una giornata che, senza enfasi, il premier Enrico Letta definira' storica. Per la prima volta, infatti, il Cavaliere e' costretto a ripiegare e acedere sovranita' alla decisione imposta da Angelino Alfano, il delfino considerato come un figlio che ha ucciso il padre. Una rivoluzione politica che rafforza il governo perche' ora, chiarisce Letta, la ''maggioranza politica'' varra' piu' di quella numerica.
Il governo incassa la fiducia sia al Senato (235 si', 70 no) sia alla Camera (435 si', 162 no). Ma i numeri non servono a raccontare la svolta politica della giornata che segna la spaccatura, ai limiti dell'implosione, di un partito, il Pdl, dove per anni Silvio Berlusconi ha deciso destini e scelte politiche. E al tempo stesso rilancia l'azione del governo delle larghe intese, limitato e ostacolato da veti e ultimatum dei partiti di maggioranza. Letta non si fa sfuggire l'occasione per affondare il colpo e spuntare l'arma della minaccia: ''Ora bastacon i ricatti, tanto si e' dimostrato che il governo non casca''. La notte non era servita al Cavaliere a sciogliere i dubbi.
L'ex premier affida a Panorama la conferma che ''non dara' mail'avvallo'' al governo ma arriva al Senato lasciando spazio a retromarce: ''Sentiamo Letta e decidiamo''. Nel suo intervento a Palazzo Madama, in realta', il premier non lascia molto spazio ad aperture: ''L'Italia corre un rischio fatale, dipende da noisventarlo'', avverte Letta che pero' chiarisce che qualsiasi voto per il governo non prevede baratti. ''La vita del governo va distinta dalla vicenda giudiziaria di Berlusconi''.
Il premier non arretra di un millimetro, forte delle 23 firme in calce alla mozione dei dissidenti del Pdl a suo sostegno. Alfano ha fatto i conti e in aula li mostra al premier: 25 senatori voteranno la fiducia, 24 sono per l'uscita dall'aula, 32 si esprimeranno per la sfiducia. Gli stessi numeri, seduto sul suo scranno, ha Berlusconi. L'ex premier decide cosi' di fare una prova di democrazia e di far decidere il gruppo che vota all'unanimita' contro il governo. Ma poco dopo e' direttamente Silvio Berlusconi ad annunciare il colpo di scena, prendendo laparola in Aula: ''Ho deciso si' per il paese ma non senza travaglio''.
I senatori restano a bocca aperta, Enrico Letta sigira verso Alfano: ''E' un grande'', scuote la testa sorridendo.