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L'analisi/ 13 marzo: M5s evoca elezioni. Lega spaventa Ue

L'analisi/ 13 marzo: M5s evoca elezioni. Lega spaventa Ue

E insieme preoccupano il Colle

ROMA, 17 marzo 2018, 20:23

Fabrizio Finzi

ANSACheck

Missione Governo 13 marzo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Missione Governo 13 marzo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Missione Governo 13 marzo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Niente governo elettorale aperto a tutti e nessuna paura di tornare al voto. Oggi la coppia Salvini-Di Maio rispolvera la parola elezioni a dimostrazione che il braccio di ferro tra i due schieramenti è nel pieno dello sforzo. A stemperare leggermente le preoccupazioni del Colle ci pensa il Pd che con Graziano Delrio apre uno spiraglio lasciando intendere che piano piano i Dem - se chiamati da un Sergio Mattarella sfiancato dallo stallo - potrebbero mostrare responsabilità e valutare un appoggio a un Governo di scopo, cioè un esecutivo che scriva la Finanziaria d'autunno e provi a mettere mano al Rosatellum. In attesa del vertice di palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, il leader della Lega ha oggi salutato l'Europa a suo modo, almanaccando da Strasburgo il suo programma: mai con il Pd, subito la flat tax sforando il tetto del 3 per cento, lotta dura agli immigrati. E se tutto ciò non fosse abbastanza chiaro, pubblica un selfie con il leader dell'Ukip, il partito per l'Indipendenza del Regno Unito: "Cambia l'Italia, cambia l'Europa! Vi saluta Nigel Farage", è il testo. Da Roma Luigi Di Maio tenta una strada diversa, cercando invece di rassicurare quell'Europa che Salvini prende di petto. Ma non ci riesce proprio del tutto, visto che anche lui fa capire che pure per i Cinque stelle il superamento del tetto del 3 per cento del Patto di stabilità (il deficit pubblico non deve superare il 3% del Pil) non è un tabù. Dal giovane leader pentastellato viene poi la consueta apertura a "tutte le forze politiche", ma Di Maio ripete che non c'è nessuna possibilità di un Governo con una squadra diversa da quella costruita dal M5s in campagna elettorale. Però non si capisce chi potrebbe fornire i propri parlamentari a un esecutivo tutto targato Cinque stelle. Naturalmente Mattarella tace e osserva. Ma resta fermo nel ricordare che quando si entrerà nel vivo delle consultazioni chi vuole governare dovrà dimostrare al presidente di avere il 51 per cento dei voti parlamentari. In realtà il dialogo politico non è neanche partito e già in tanti evocano la "saggezza" di Mattarella per costruire una via d'uscita. In Vaticano si spingono oltre, a conferma delle difficoltà in atto: "assicureremo la preghiera a Mattarella che trovi le soluzioni giuste", ha detto il sostituto della Segreteria di Stato vaticana, monsignor Angelo Becciu. Mentre il Pd si lecca le ferite e ha bisogno di tempo per ritrovare lucidità di percorso, Salvini si concentra sulle presidenze delle Camere. Da Strasburgo ha spiegato che ne parlerà volentieri con tutte le forze politiche ma prima, concede, ne deve parlare con gli alleati. L'occasione è il vertice di palazzo Grazioli dove troverà un Berlusconi nervoso. Come è noto il Cavaliere non disdegnerebbe un accordo con i Dem. La presidenza della Camera potrebbe essere un'ottima merce di scambio per avviare un primo contatto .

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