(ANSA) - NAPOLI, 29 MAR - A dieci anni dalla scomparsa Pietro
Mennea è ancora un mito dello sport, non soltanto per la
grandezza delle sue prestazioni agonistiche (detiene ancora il
record europeo dei 200 metri piani con il tempo di 19'72"
stabilito a Città del Messico nel 1979) ma anche a soprattutto
per l'esempio che ha rappresentato per i giovani per il suo modo
di vivere, per una carriera costellata da tante difficoltà e da
grandi sacrifici, tutti superati con la passione e la forza di
volontà.
Oggi il campione è stato ricordato all'Archivio di Stato di
Napoli con un convegno dal titolo 'Mennea, pagine di eroica
fatica', organizzato dal Coni Campania e dall'Ussi (Unione
Stampa Sportiva Italiana). All'incontro, moderato dal presidente
dell'Ussi, Gianfranco Coppola e introdotto dalla direttrice
dell'Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino, hanno
partecipato Manuela Olivieri Mennea, moglie del campione
scomparso, il critico cinematografico, scrittore e saggista,
Valerio Caprara, il campione di atletica e giornalista, Franco
Fava, due storiche firme dell'atletica, i giornalisti Giorgio Lo
Giudice e Fausto Narducci e il campione olimpico Patrizio Oliva.
"Il fatto che rimanga nei suoi confronti un'attenzione così
alta - ha detto Manuela Olivieri Mennea - vuol dire che Pietro
nella sua vita ha fatto qualcosa di buono. Era una persona
semplice e molto amata dagli altri".
Valerio Caprara ha spiegato di essere rimasto sempre "colpito
dalla sua straordinaria normalità, un aspetto che mi ha
conquistato e mi ha reso orgoglioso delle sue vittorie". "Si
presentava - ha aggiunto - nell'aspetto e nel parlare con una
incredibile normalità, tipica delle persone eccezionali che non
hanno nulla di anormale''.
Franco Fava ha raccontato del suo primo incontro con il
campione della velocità. "Avevamo 16 anni - ha ricordato -
quando ci siamo incontrati per la prima volta. Abbiamo vissuto
assieme a Monaco l'esperienza delle Olimpiadi con l'attentato
alla palazzina della delegazione israeliana, poi abbiamo fatto
moltissime trasferte assieme. Ricordo la sua solitudine nei
lunghi periodi di allenamento a Formia. La vittoria, diceva
Pietro, te la devi conquistare giorno dopo giorno con gli
allenamenti". "Era sempre ostinatamente alla ricerca della
perfezione - ha concluso Fava -. Mi colpiva la sua forza di
volontà. Aveva un carattere forte caratterizzato da una voglia
continua di sognare e di lavorare per poter concretizzare i suoi
sogni. Ricordo una frase che mi disse: 'Io sarò prima o poi
l'ultimo primatista mondiale bianco della velocità'. La vita di
Pietro dovrebbe essere argomento di studio per i ragazzi nelle
scuole".
"Ho seguito Pietrp - ha raccontato Giorgio Lo Giudice - nei
primi anni della sua attività. Doveva sempre vincere e battere
se stesso per dimostrare di che pasta era fatto. Sapeva essere
cattivo verso gli altri e verso se stesso ma poi era molto umano
e molto sensibile. Ci sono stati anche tanti momenti negativi e
ricordo bene il modo in cui riusciva a superare le avversità".
"Mennea teneva fondamentalmente alla sua libertà. Apparteneva
solo a se stesso e la sua grandezza non è solo nelle grandi
imprese ma anche in quelle piccole. Era capace di correre nello
stesso giorno anche più volte facendo sempre delle grandi
prestazioni. In ogni gara riusciva a dare il massimo di se
stesso. Nessuno ha saputo sfidare se stesso come ha fatto lui".
''Ho conosciuto Mennea ai Giochi del Mediterraneo del 1979 -
ha rciordato Patrizio Oliva - lui era già famoso ed ebbi il
coraggio di andarlo a salutare. Da quel momento diventammo
amici. Poi ci rivedemmo alle Olimpiadi a Mosca dove entrambi
vincemmo la medaglia d'oro. Aveva una grande bontà e una grande
simpatia. A lui mi accomunano tante cose: le ristrettezze
economiche e le difficoltà ad allenarsi, la solitudine negli
allenamenti. Ma come diceva Pietro - ha concluso l'ex pugile - è
lì che si costruisce la vittoria, si prepara la sfida e si
riescono a fare imprese straoredinarie".
L'attore Claudio Di Palma ha letto alcuni passi del volume
postumo di Mennea 'Monaco 1972'.
L'Ussi ha premiato con una targa la giovane giornalista
Federica Inverso del quotidiano Ottopagine per un articolo sul
campione scomparso. (ANSA).