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E' in vigore l'accordo di Parigi sul clima

Ma l'Unep lo boccia, necessario fare di più

di Angelo Di Mambro BRUXELLES

Anche se fosse pienamente applicato, l'accordo sul clima di Parigi potrebbe non bastare a mantenere l'aumento della temperatura media del pianeta in questo secolo "ben al di sotto" dei 2 gradi rispetto al livello pre-industriale, come previsto dal trattato. E' il messaggio principale dell'Emission Gap Report 2016 dell'Unep, il programma per l'ambiente dell'Onu, pubblicato in occasione dell'entrata in vigore dell'accordo di Parigi, oggi, e a pochi giorni dall'inizio della conferenza di Marrakech (7-18 novembre), che dovrà chiarire come passare dalle dichiarazioni di intenti alle azioni concrete.

Il rapporto dell'Unep rileva che, anche se gli impegni presi a Parigi dovessero essere pienamente applicati, le emissioni al 2030 potrebbero attestarsi molto al di sopra del livello necessario per limitare il riscaldamento globale ai target fissati dallo storico accordo siglato a fine 2015. Se non si cambia marcia da subito, puntualizza lo studio, il mondo viaggia verso un aumento della temperatura compreso tra 2,9 e 3,4 gradi. Per evitarlo, i 195 paesi aderenti all'accordo di Parigi dovrebbero cercare di ridurre attivamente le emissioni di gas a effetto serra di un ulteriore 25% entro il 2030. "Se non iniziamo ad agire subito - ha commentato il direttore esecutivo dell'Unep Erik Solheim - cioè a partire dalla prossima conferenza sul clima di Marrakech, dovremo fare i conti con tragedie evitabili", come un "numero crescente di rifugiati climatici colpiti da fame, povertà, malattie e conflitti".

A Marrakech si parlerà soprattutto di numeri, essenziali a tradurre in pratica gli impegni di riduzione assunti dai Paesi. Si attendono discussioni accese su come misurare, rendicontare e verificare le emissioni e di come garantire la trasparenza del processo. Ma si parlerà anche di metodi per contabilizzare le perdite e i danni (loss & damage) per i Paesi che hanno già subito eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici e dell'aiuto finanziario necessario agli Stati in via di sviluppo perché riducano le emissioni e si adattino ai cambiamenti climatici. Secondo l'Emissions Gap Report, alcune iniziative per accelerare la riduzione delle emissioni possono essere prese da subito dalle città, dai privati e dalla società civile, in ambiti quali l'efficienza e le energie rinnovabili, il ripristino delle foreste e la riduzione degli sprechi alimentari. Dal direttore generale aggiunto della Fao, Renè Castro Salazar, arriva intanto l'avvertimento che "i cento miliardi all'anno" che le economie avanzate si sono impegnate a versare fino al 2020 nel Green Climate Fund istituito dall'Onu a favore dei Paesi in via di sviluppo per limitare le emissioni di gas serra "non saranno sufficienti per finanziare tutte le attività di adattamento e mitigazione". Entro il 2100, ha aggiunto parlando al tredicesimo Forum sull'informazione ambientale, "avremo bisogno di smaltire 30 Gigatonnellate di CO2, l'equivalente di una tonnellata per abitante".

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