(ANSA) - LONDRA, 08 NOV - Alla Cop26 in corso a Glasgow ci
sono più delegati associati all'industria dei combustibili
fossili di quelli che rappresentano i singoli Paesi durante i
lavori della conferenza Onu sul clima, in cui in teoria gli
sforzi comuni dovrebbero tendere proprio a ridurre le emissioni
di gas serra e quindi i consumi globali di carbone, petrolio e
gas. E' quanto rivela sul suo sito la Bbc, citando l'analisi
della ong Global Witness.
Gli attivisti hanno controllato gli elenchi dei partecipanti
e individuato ben 503 persone accreditate con legami al settore
da tempo sotto accusa per il surriscaldamento globale. Per fare
un confronto sui numeri dei delegati, il Brasile ne ha il numero
più alto tra i Paesi invitati, 479, mentre il Regno Unito, che
organizza la conferenza, ne conta 230.
"L'industria dei combustibili fossili ha passato decenni a
negare e ritardare un'azione reale sulla crisi climatica, motivo
per cui questo è un problema così enorme", ha detto Murray
Worthy di Global Witness. E ha aggiunto: "La loro influenza è
uno dei motivi principali per cui 25 anni di colloqui sul clima
delle Nazioni Unite non hanno portato a tagli reali delle
emissioni globali". E' emerso anche che più di 100 aziende
operanti nel settore dei combustibili fossili sono rappresentate
alla Cop26 e che molti delegati farebbero attivamente pressioni
per difendere gli interessi di questa industria. Uno dei gruppi
più grandi che hanno identificato gli attivisti di Global
Witness è l'International Emissions Trading Association (Ieta)
con 103 delegati, tra cui tre rappresentanti del colosso
petrolifero britannico Bp. (ANSA).