E' finita. La corsa contro la storia di Muammar Gheddafi si è fermata in un tunnel di cemento a Sirte. Dove tutto era cominciato. Le ultime parole del combattente e indomito rais sono state le più scontate, e umane: "Non sparate". Dopo due mesi da primula rossa e 42 anni di regime, a fermare la sua corsa è stato simbolicamente un ragazzino di 20 anni, diventato subito eroe, che ha portato con sé come trofeo l'ultimo orpello del rais: una pistola d'oro.
E le immagini del rais ferito, debole, ormai vinto, hanno fatto immediatamente il giro del mondo. Rievocando la fine di altri dittatori, da Mussolini a Saddam. Sì perché il rais sarebbe stato preso vivo, come mostra un video diffuso da Al Jazira, e confermato stasera dal Cnt, ma le foto del suo cadavere con un foro di pallottola sulla tempia hanno immediatamente fatto pensare ad una esecuzione. Ipotesi, quest'ultima, smentita dal Cnt: non è stato dato nessun ordine di ucciderlo. Il rais è morto - ha fatto sapere lo stesso primo ministro del Cnt in serata - per un colpo alla testa durante una sparatoria tra i suoi sostenitori e le forze degli insorti.
Con lui, dopo di lui, sono caduti anche i suoi fedelissimi: i due figli-guerriglieri Mutassim (il cui corpo è stato trasferito ed esposto a Misurata) e Saif. Su quest'ultimo le notizie sono invece incerte e lo stesso Cnt in serata ha precisato di non avere notizie in merito alla sua sorte, se sia stato cioé ucciso o catturato. E, ancora, il ministro della Difesa del regime Gheddafi, Abubakr Yunes Jaber, il potente capo dei servizi segreti Abdallah Senoussi, arrestato insieme al portavoce del rais Moussa Ibraim. La testa del regime capitolata in pochi istanti. Sancendo, probabilmente, la fine della guerra, tanto che la Nato sta considerando se decretare il termine della missione. Quel che è indubbio è che la primavera araba dei libici è compiuta.
Alla notizia della cattura del rais, ribelli e semplici cittadini si sono riversati sulle strade per festeggiare, urlando "Allah è grande", hanno portato in trionfo il ragazzino ventenne che lo ha scovato e che forse riuscirà ad intascare anche la taglia da 20 milioni di dollari. Avvolto nel mistero in vita, Gheddafi ha lasciato un giallo anche nella morte. Non è affatto chiara la dinamica della sua cattura. Il rais stava fuggendo dalla Sirte appena espugnata dai ribelli, diretto a Sud, su un convoglio di sette macchine formato da familiari e fedelissimi, quando è stato intercettato dagli aerei della Nato e, via terra, dai ribelli.
L'alleanza - aerei francesi, ha rivendicato Parigi, anche americani, ha precisato Washington - ha colpito alcune macchine, uccidendo il capo delle forze armate. Per evitare i colpi dei caccia, una Toyota si è improvvisamente staccata dal convoglio, seguita da un'altra macchina. A questo punto, secondo la ricostruzione dell'ambasciatore libico a Roma Abdel Hafed Gaddur, sono entrati in azione i rivoltosi, che hanno bloccato le macchine. Qui tutto diventa più fumoso: forse Gheddafi, che si trovava nella Toyota, è riuscito a fuggire e nascondersi in alcuni tubi di cemento. Di certo quei tubi sono già diventati il simbolo della fine del rais.
Dal lussuoso bunker alla buca. I ribelli si sono fatti riprendere accanto ai tunnel, dove hanno scritto con lo spray "Qui stava Gheddafi. Allah è più grande". Il corpo del rais è stato poi portato a Misurata e mostrato alle tv, prima di essere rinchiuso in una moschea. Muammar Gheddafi è stato quindi sepolto in una località segreta del deserto. Con l'ex leader libico Muammar Gheddafi è stato sepolto in una località segreta del deserto anche il figlio Mutassim. La cerimonia, riferisce il Consiglio nazionale di transizione, è avvenuta applicando "il dovuto riguardo".