(di Stefan Wallisch) (ANSA) - BOLZANO, 23 APR - Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1965 saltò la luce a New York e dintorni. 30 milioni di persone restarono al buio per dodici ore, nove mesi dopo si registrò un'impennata di nascite. Il baby boom causato dal black out ora viene citato volentieri in riferimento alla quarantena Covid. Ovviamente zoppica il confronto tra una sera - anche se forzata - a luce di candela e mesi di convivenza forzata, la stampa ha comunque già battezzato i bambini nati e concepiti durate la quarantena "coronials", che seguono ai millennials.
Secondo i dati, che arrivano dalla Cina, l'emergenza coronavirus ha invece portato a un boom di divorzi e di sicuro non di nascite.
"L'amore e l'eros in gabbia non sono certo una garanzia di benessere", conferma lo psicologo psicanalista Giuseppe Maiolo.
Il lockdown - aggiunge - "è un'esperienza che ha messo a dura prova tutti, anche le coppie più collaudate". Convivere, spesso in uno spazio ristretto e con bambini, senza un attimo di pausa, non è facile. Il bolzanino si dice molto preoccupato per quanto riguarda la violenza domestica. "Non c'è una ricetta miracolosa, né una regola precisa. I conflitti di per sé non si possono evitare". Secondo Maiolo, "dobbiamo sforzarci di aprire il canale immaginativo e dare più spazio alla fantasia e ai sogni, per scappare ogni tanto dalla realtà con progetti e idee magari da realizzare domani".
L'emergenza coronavirus cambia, a Torino, anche le procedure per la separazione consensuale tra i coniugi: adesso basterà un'email. E' una delle soluzioni adottate dal tribunale di Torino, d'intesa con il consiglio dell'ordine degli avvocati, per evitare assembramenti negli uffici durante l'emergenza coronavirus. A partire dal 27 aprile è previsto che per i ricorsi sarà consentito l'invio in forma telematica.
Studi americani confermano che lo stare a casa a causa di black out o di fenomeni atmosferici estremi fa aumentare le nascite, anche se momenti di profonda crisi economica e sanitaria posso avere l'effetto opposto. La paura di malattie, come anche la paura di perdere il posto di lavoro, possono allontanare la voglia di 'mettere su famiglia', evidenza l'esperta di fertilità viennese Michael Feichtinger, intervistata dal quotidiano Kurier.
I primi dati scientifici sono attesi da uno studio del Kinsey Institute dell'Indiana University, avviato in Austria, Germania e Svizzera sul tema "Amore, intimità e sessualità ai tempi del coronavirus". (ANSA).