Oggi gli ultimi voli, una decina. Poi l'aeroporto di Orly, il secondo di Parigi, 20 minuti a sud della capitale, chiuderà. O meglio - come preferiscono dire i responsabili dello scalo - attiva la sua "modalità dormiente". Per riaprire al più presto, a fine crisi del Coronavirus.
Ormai centenario - fu costruito nel 1918 - l'aeroporto di Orly è di norma affollatissimo e negli ultimi anni è diventato lo scalo principale per chi arriva e parte per l'Italia con le principali compagnie low cost, Vueling e EasyJet. La crisi del Covid-19 ha messo in ginocchio il traffico aereo. Oggi, per il suo ultimo giorno prima della sospensione, a Orly invece dei 600 voli in arrivo e partenza e i 90.000 passeggeri di una giornata qualsiasi, ci sono 10 movimenti di aerei e un migliaio di persone. Chiuse tutte le rivendite e le boutique non essenziali.
Alle 23:59, l'aeroporto chiuderà e le 4 compagnie su 100 ancora operative con qualche volo trasferiranno quel che resta a Charles de Gaulle, lo scalo principale, a nord di Parigi. Anche l'aeroporto numero 1, a Roissy, è alle prese con la crisi, e invece dei 200.000 passeggeri quotidiani se ne vedono circa 10.000 al giorno.
Un anno fa, quando l'aeroporto di Orly ha inaugurato i suoi terminal completamente rinnovati e ampliati con 80.000 metri quadrati di servizi commerciali, i dirigenti hanno dichiarato l'ambizione di raddoppiare il traffico (32 milioni di passeggeri nel 2019) in 20 anni. Adesso, rimarranno soltanto i voli di stato, quelli di trasporto materiale sanitario o di emergenza.
Per questo, rimarrà attiva la torre di controllo.