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Via libera ai nuovi vertici. Meloni: "Valutate competenze e non appartenenze"

Via libera ai nuovi vertici. Meloni: "Valutate competenze e non appartenenze"

'Un ottimo risultato del lavoro di squadra del governo'

13 aprile 2023, 17:02

Redazione ANSA

ANSACheck

Prima fila da sinistra: Flavio Cattaneo, Paolo Scaroni, Claudio Descalzi, Giuseppe Zafarana e Igor De Biasio. Seconda fila da sinistra: Roberto Cingolani, Stefano Pontecorvo, Matteo Del Fante, Silvia Rovere e Giuseppina Di Foggia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prima fila da sinistra: Flavio Cattaneo, Paolo Scaroni, Claudio Descalzi, Giuseppe Zafarana e Igor De Biasio. Seconda fila da sinistra: Roberto Cingolani, Stefano Pontecorvo, Matteo Del Fante, Silvia Rovere e Giuseppina Di Foggia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Prima fila da sinistra: Flavio Cattaneo, Paolo Scaroni, Claudio Descalzi, Giuseppe Zafarana e Igor De Biasio. Seconda fila da sinistra: Roberto Cingolani, Stefano Pontecorvo, Matteo Del Fante, Silvia Rovere e Giuseppina Di Foggia - RIPRODUZIONE RISERVATA

I nuovi vertici delle big.
Enel: Flavio Cattaneo come amministratore delegato e Paolo Scaroni alla presidenza.
Claudio Descalzi resta amministratore delegato di Eni, mentre alla presidenza arriva Giuseppe Zafarana.
L'ex ministro Roberto Cingolani è il nuovo amministratore delegato di Leonardo, Stefano Pontecorvo assume il ruolo di presidente.
Matteo Del Fante viene confermato amministrato delegato delle Poste, presidente Silvia Rovere.
Giuseppina Di Foggia diventa amministratore delegato di Terna, Igor De Biasio arriva alla presidenza.


Le nomine arrivano dopo un serrato braccio ferro nella maggioranza, con la Lega che ha provato a tenere il punto fino all'ultimo per un suo uomo all'Eni. Nel rimescolamento delle caselle al partito di via Bellerio è stata garantita alla fine anche la presidenza di Terna con Igor de Biasio (l'ad è Giuseppina Di Foggia). E a sopresa resterebbe fuori, almeno dalla partita delle 5 big,Stefano Donnarumma dopo un lungo tira e molla. Il governo Meloni rivoluziona il vertice di Leonardo, con l'ex ministro Roberto Cingolani amministratore delegato e il diplomatico di lungo corso Stefano Pontecorvo come presidente. La soddisfazione della premier per come è stata gestita la partita delle nomine emerge da un breve comunicato in cui parla di un "ottimo risultato del lavoro di squadra del governo" e sottolinea come "siano il frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze".


Nel lungo confronto tra gli alleati per i vertici delle cinque grandi società pubbliche quotate, può essere considerata una vittoria di Forza Italia e Lega anche il ticket per Enel, con Paolo Scaroni presidente e Flavio Cattaneo ad. Nelle liste pubblicate dal Mef c'è la conferma prevista di Claudio Descalzi ad di Eni e Matteo Del Fante nello stesso ruolo a Poste italiane. I presidenti delle due società saranno il generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana e Silvia Rovere, ora alla guida di Assoimmobiliare. Nei dieci posti in palio c'è una seconda donna, l'ad in rosa promessa l'8 marzo da Giorgia Meloni: a Terna Giuseppina Di Foggia, ora ad di Nokia, con presidente Igor De Biasio, ex manager sposato quattro anni fa da Matteo Salvini.




Queste due ultime nomine devono essere ufficializzate nelle prossime ore da Cdp, ma sembra non ci siano margini per nuove sorprese dopo una trattativa che ha riservato scintille dall'inizio, fino agli ultimi ritocchi in serata. Attesi a Borse chiuse, i primi otto nomi sono arrivati solo all'ora di cena, mentre si diffondevano voci di tensioni nel centrodestra sulla posizione di Stefano Donnarumma, che fino all'ultimo è stato in odore di conferma come ad di Terna. Scavalcato da Cattaneo, il manager esce decisamente deluso dalla partita e potrebbe essere a breve essere indirizzato verso un'altra azienda pubblica (Rete ferroviaria o Sogin).Quest'ultimo acceso confronto fra Lega e FdI,si vocifera nella maggioranza, avrebbe anche portato a una frenata sui lavori della commissione Affari costituzionali del Senato impegnata nell'esame del decreto legge sui migranti.



Meloni nel tardo pomeriggio ha riunito a Palazzo Chigi alcuni fedelissimi, fra cui il ministro Francesco Lollobrigida. Una riunione di routine, la partita nomine è stata già chiusa, la spiegazione ufficiale. Ma in parallelo si accavalcavano ipotesi di liste corrette e ricorrette. I confronti più delicati in queste settimane sono stati fra la premier, Giovanbattista Fazzolari, Gianni Letta, Antonio Tajani,Salvini e Giancarlo Giorgetti. Alla fine ne esce un quadro in cui si intravvedono i rapporti di forza nel centrodestra. La Lega chiedeva un cambio di passo. Niente rivoluzioni, la linea opposta dalla premier, decisa a mantenere "chi ha fatto bene" ai vertici e a seguire il criterio della "competenza". Un deciso mutamento, però, è in arrivo a Leonardo, dove dall'inizio la presidente del Consiglio ha puntato su Cingolani (già dirigente del colosso della Difesa), dopo averne apprezzato il lavoro sul gas nel governo Draghi, tenendolo con sé come consulente per la transizione energetica. La presidenza va Pontecorvo, e si parla di un ruolo di direttore generale per Lorenzo Mariani, che sarebbe stata la prima scelta del ministro Guido Crosetto. "Sarebbe bizzarro che fosse un solo partito a indicare i nomi a discapito degli altri", la puntura leghista alla vigilia dell'ultima giornata di trattativa. Un lungo negoziato che ha portato più di un compromesso. Le principali sorprese in Enel. La spunta chi sosteneva Cattaneo, manager di lungo corso, da Fiera Milano a Ntv passando per Telecom Italia, fra gli ospiti un mese fa della festa di compleanno di Salvini, assieme alla moglie Sabrina Ferilli: prima dell'ultima curva sembrava fuori dai giochi, invece è stato preferito a Donnarumma. L'altra poltrona tocca a Scaroni, oggi presidente del Milan e vicepresidente della banca d'affari Rothschild Italia, considerato nell'orbita berlusconiana. È vicino alla Lega anche De Biasio, mentre il nome di Rovere, manager con vasta esperienza in private equity e nella gestione dei fondi, nel centrodestra è spesso accostato a quello di Fazzolari.








 

 


 

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