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Sotto l'arco di Wembley, in una serata d'estate dalle temperature autunnali, è il tracimante entusiasmo delle migliaia di tifosi italiani, presenti in numero largamente superiore al contingente spagnolo, ad elettrizzare - con calore ed affetto - la notte londinese. Per la prima semifinale di Euro 2020 lo stadio londinese può accogliere fino al 75% della capienza massima, ma dei 60mila spettatori attesi, se ne presentato all'incirca solo 50mila, forse a causa anche del costo dei tagliandi (il più economico, 85 euro). Tutti, tra italiani e spagnoli, residenti nel Regno Unito, per via delle perduranti restrizioni ai collegamenti internazionali che hanno impedito l'arrivo di tifosi dai rispettivi paesi. Ma a colmare l'annunciata assenza, ci pensano gli emigrati, nel ruolo di inediti ambasciatori d'Italia, che sulle tribune di Wembley si dividono tra chi indossa la maglia azzurra o chi si avvolge nel tricolore. Un modo per colmare anche la distanza emotiva che negli ultimi 18 mesi - tra Covid e Brexit - li ha tenuti ancor più distanti dall'Italia: così, fin dal riscaldamento, è incessante l'accompagnamento sonoro assicurato agli Azzurri, con incessanti cori d'incoraggiamento a squarciagola. Persino emozionante il momento pre-partita, quando dagli auto-parlanti risuona "A far l'amore comincia tu", doveroso omaggio a Raffaella Carrà, richiesto dalla Figc e accolto dalla Uefa. Sugli spalti - dove si nota la presenza anche di Lorenzo Sonego reduce dalla sconfitta contro Roger Federer agli ottavi di Wimbledon - è un tripudio d'euforia collettiva, la stessa che accompagna l'esecuzione dell'Inno di Mameli, cantato all'unisono a decibel assordanti. Per tutta la giornata a Londra brevi intensi scrosci si sono alternati a repentine schiarite. Ma quando il pullman dell'Italia arriva a Wembley, la tipica giornata inglese si risolve in timidi raggi di sole. Gli Azzurri sono ancora negli spogliatoi quando Gianluca Vialli ne approfitta per una passeggiata in mezzo al campo: nonostante la coppola bianca, viene immediatamente riconosciuto e applaudito dalla curva italiana. Siparietto a bordo campo: Daniele De Rossi si stringe in un abbraccio con il suo ex allenatore Luis Enrique, assieme ai tempi della Roma stagione 2011/12. Sembra una rimpatriata tra vecchi amici. Nonostante l'accesa rivalità, e l'alta posta in palio, sulle tribune comunque prevalgono fair-play ed ironia. Quella di chi corregge ad arte il motto inglese di questo Europeo ("football is coming home", il calcio sta tornando a casa) con una versione più propizia, "Football is coming to Rome". Uno striscione che presto - dopo l'inquadratura di rito sui maxi-schermi - diventa il roboante coro dei tifosi italiani, subito fischiatissimo dagli spettatori inglesi, che dimostrano di non sapere apprezzare lo humor, quando non è il loro.