Il 'tesoro' di L.Enrique, nuovi talenti e vecchia guardia
Far bene all'Europeo per dimenticare i flop russo, francese e, prima ancora, brasiliano, magari per cercare di rinverdire i fasti del quadriennio d'oro, ma meglio sarebbe dire 'epopea', 2008-2012 (due Europei, fra Austria, Svizzera, Polonia e Ucraina, oltre al Mondiale sudafricano conquistato nel 2010).
Non sarà facile il compito di Luis Enrique, tornato a sedere sulla panchina spagnola dopo il tragico 2019 che l'ha segnato prima come padre e poi anche come ct nella cui veste è tornato dopo la drammatica parentesi familiare e le polemiche con l'ex assistente Robert Moreno che lo aveva sostituito alla guida delle 'Furie rosse', che cercano riscatto.
'Lucho' corso dovrà soprattutto dimostrarsi all'altezza dei suoi illustri predecessori, mostri sacri del calibro di Vicente Del Bosque e del compianto Luis Aragones, ma certo ha dalla sua una qualita' tecnica che ben poche delle 24 nazionali qualificate hanno.
Tramontati i vari assi Xavi, Iniesta, Casillas e Puyol, ancora sul pezzo gente del calibro di Sergio Ramos, la scuola iberica ha sfornato negli ultimi anni altri talenti e potenziali fuoriclasse chiamati adesso al definitivo salto di qualità. Da Fabian Ruiz (elemento prezioso nel centrocampo e ispiratore dell'U21 che ha trionfato all'Europeo di categoria) a Ceballos, da Rodri a Saul la qualità non manca e a loro soprattutto, insieme ai titolari di lungo corso (Jordi Alba, Busquets, Carvajal, De Gea) spetterà il compito di far dimenticare le debacle degli ultimi anni (fuori agli ottavi a Euro 2016 per mano degli azzurri e ai Mondiali brasiliani per mano della Russia).
Messo in un cantuccio il 'tiki-taka', amato e odiato in tutto in mondo ma di certo anche ammirato e vincente, Luis Enrique - che pure ha vinto tanto col quel marchio di fabbrica - ha dimostrato comunque di sapersi evolvere rinunciando a moduli e varianti tattiche preconfenzionate per consegnare la squadra a giocatori più duttili e di corsa.
Da prigioniera di sè stessa, la 'nuova' Spagna si è trasformata in qualcosa di diverso, non più involuta e sterile ma di nuovo incisiva e ficcante, come dimostrano i 26 punti su 30 ottenuti nelle qualificazioni. Non più piu' prigioniera del possesso palla, grazie al mix di esperienza e talento la Roja è riuscita a mettere in piedi una nazionale vera e, sopratutto, competitiva dove i vari Asensio, Isco, Thiago Alcantara giocano a menadito il nuovo spartito. Uguagliare le performance degli eroi del 2008-2012 non è una chimera, a patto che i principi tattici ricercati da 'Lucho' siano letti a una sola voce. La qualita' c'e', sta al commissario tecnico e alla vecchia guardia riuscire a trasformarla ancora una volta in magia pura applicata al calcio.
Il gruppo E di Euro 2020, con Svezia e Polonia, a cui si aggiungerà una vincente degli spareggi, è piu' che alla portata, con l'unica incognita come sempre legata all'esordio (15 giugno), subito contro la Svezia che potrebbe diventare il trampolino di lancio o, viceversa, trasformarsi in un boomerang.