De Ligt e i De Jong, ma non solo. I 'Tulipani' pronti a sbocciare
Lavata l'onta della mancata qualificazione a Euro 2016 e ai Mondiali di Russia 2018, l'Olanda è pronta a tornare a occupare un posto fra le grandi del Vecchio continente. A Euro 2020 giocherà le partite del girone di qualificazione (C) ad Amsterdam e già questo rappresenta un vantaggio non indifferente nel cammino verso gli ottavi.
I 'Tulipani' guidati da Franck De Boer - sostituto di Ronald Koeman, che è passato al Barcellona dopo avere conquistato la qualificazione alla fase finale del torneo continentale - erano inseriti nel girone di qualificazione con gli spauracchi Irlanda del Nord e Germania: sono partiti a fari spenti, ma si sono alla fine ritrovati, cominciando a vincere. Infine sono approdati alla fase finale del torneo da secondi, alle spalle dei tedeschi, dall'alto di 6 vittorie, un pari e una sconfitta, con 24 gol fatti e solo 7 subiti. Di 19 punti il bottino finale, 2 in meno della Germania capolista del girone e un eloquente +5 sull'Irlanda del Nord.
Una ventata oltremodo consistente di nuovi talenti ha investito il calcio dei Paesi Bassi, come da tempo non accadeva, e il ct De Boer (in carica dal settembre dell'anno scorso e con un contratto che lo porterà fino ai Mondialie 2022 in Qatar), per la prima volta, ha dovuto fare i conti con problemi di abbondanza. Una vera manna dal cielo. Un esempio? De Vrij, che nell'Inter è un pilastro della difesa, non riesce a trovare spazio fra i titolari, chiuso com'è dal duo De Ligt-Van Dijk (almeno fino a quando il colosso del Liverpool non si è infortunato), mentre l'esperto 'lanciere' e figlio d'arte Dahley Blind - pur di giocare dall'inizio - è stato costretto a tornare nel vecchio ruolo di fluidificante sinistro.
A centrocampo brilla la stella di Frankie De Jong, talento del Barcellona, mentre in avanti Quincy Promes e soprattutto Georginio Wijnaldum garantiscono gol a grappoli, con l'altro De Jong, Luuk, pronto a inserirsi. L'Olanda vuol tornare sul tetto d'Europa e vuole farlo sfruttando le 'annate migliori'.
L'exploit del 1988 in Germania Ovest, con il successo dell'Arancia meccanica guidata da Van Basten, Gullit, Rijkaard, ma soprattutto dal compianto 'santone' Rinus Michels, è ancora un ricordo che si perde nel tempo, ma la forbice fra ambizione e velleità nell'ultimo lustro si è ridotta notevolmente, rilanciando le ambizioni del calcio olandese del quale si persero le tracce nel 2014, durante la fase finale del Mondiale brasiliano, chiuso al terzo posto con la vittoria nella finale delle deluse sui padroni di casa del Brasile (3-0). Dopo di allora ci sono voluti anni per vedere gli 'orange' protagonisti del panorama calcistico mondiale. A parte le coppe, la Nazionale ha sempre lasciato a desiderare.
L'Europeo 2020 può rappresentare una svolta storica per un movimento che, nelle competizioni per club, ha cominciato a battere i primi colpi. Qualcosa si muove all'ombra dei mulini a vento.