Sono solo sedicimila e sembrano un mondo intero. Nella tiepida serata di Roma, neanche qualche nuvola nera sull'Olimpico prima di Italia-Turchia può rovinare la festa di Euro 2020 che comincia con una cerimonia breve - Totti e Nesta che alzano il pallone al cielo, Bocelli che canta 'Vincerò', Mattarella in tribuna - e la festa più felice sugli spalti. Torna il pubblico allo stadio, e con lui la normalita' di gesti quotidiani ed emozioni finalmente scongelate. Cosi' l'Europa, non solo quella del calcio, celebra la sua ripartenza. "Speravo de venicce prima", recita uno striscione in Curva Sud, quella riservata ai tifosi azzurri, mentre la Nord e' una piccola marea rossa, di turchi arrivati da mezza Europa perche' per chi viene da Istanbul c'è l'ostacolo della quarantena italiana. Fuori dall'Olimpico i tifosi della mezzaluna, scortati dalla polizia fino allo stadio, hanno fraternizzato con i loro rivali, loro quasi tutti senza mascherina, gli italiani ligi agli obblighi dell'anno orribile passato. Dentro, poi, fischi agli avversari, abbracci, sorrisi, mezzelune a mo' di cappotto e creste biancorossoverdi. Un frastuono dimenticato e tornato finalmente. Persino il 'po-po-po' inno dell'Italia mondiale del 2006, e diventato simbolo di vittoria per ogni tifoseria. Lo cantano anche perche' tutti vogliono mettersi alle spalle, con un gol e un'esultanza, quel pezzo di vita chiusa in freezer da una pandemia a cui nessuno avrebbe potuto credere, fino a 18 mesi fa.
Allo stesso modo, la ritualità di gesti normali deve esser sembrata per una volta eccezionale ai fortunati possessori di biglietto sorteggiati dalla Uefa. Perfino il traffico per avvicinarsi allo stadio, le file ai termoscanner, l'obbligo - spesso eluso - di coprirsi la bocca non hanno pesato, per una sera. E quando le due squadre sono entrate i campo, per il riscaldamento e poi per la partita, il primo sguardo dei 22 e' andato alle curve punteggiate di volti veri, per un effetto strano dopo un anno intero a correre nel silenzio. I fischi dei turchi all'ingresso degli azzurri e le bandiere tricolori sventolate nel distanziamento, poi e' stata partita vera, dove anche la sofferenza per un gol sfiorato è diventata benedetta, come al primo tiro in porta di Ciro Immobile, dopo soli 3 minuti. "Amo', famose un selfie", una delle tante voci all'entrata di una tifosa dall'inequivocabile fede, e a sapere il turco non doveva esser molto diverso dalla parole al suo compagno di una ragazza col velo in testa. "Benvenuti a Romaaaaa", gridava la volontaria al microfono, accogliendo a uno a uno i 16 mila portabandiera di una normalità che tutti, non solo qui all'Olimpico, cominciano a vedere alla fine di 90' di calcio. Ora, negli altri dieci stadi di questo torneo itinerante per l'Europa, si guardera' con occhio preoccupato alla reazione dei tifosi alla nazionale inglese che si inginocchia per Black Lives Matter o a quella ucraina che sulla maglia rivendica la Crimea. All'Olimpico, tra fuochi d'artificio e fumogeni colorati, mentre arriva Mattarella accolto dai presidenti della Figc, Gravina, del Coni, Malago', e di Sport e Salute, Cozzoli, Andrea Bocelli canta 'nessun dorma' e per un attimo lo stadio torna silenzioso. Stanotte davvero non ce ne e' uno che voglia chiudere gli occhi, se non per sognare la vita cosi' come era