Quattro mondiali, un oro olimpico e da stasera due Europei vinti. Quella della nazionale di calcio azzurra è una storia lunga 111 anni, dall'esordio assoluto con la Francia del 15 maggio 1910, ma sono 87 quelli che dividono la prima vittoria, nel Mondiale del 1934, a quella di questa sera a Wembley, nella finale europea contro l'Inghilterra. Nella bacheca della Federcalcio quattro titoli mondiali, due europei (il primo vinto in casa nel 1968 contro la Jugoslavia, 2-0 nella ripetizione della finale, dopo l'1-1 del primo match), l'oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e due bronzi, Amsterdam 1928 (11-3 all'Egitto) e Atene 2004 (1-0 all'Iraq).
Il periodo d'oro, con due successi mondiali (Italia 1934 e Francia 1938), intervallati dall'oro olimpico del '36, vede in panchina il ct Vittorio Pozzo, ad oggi il selezionatore più vincente nella storia azzurra. La prima coppa Rimet arriva il 10 giugno 1934, con la vittoria per 2-1 colta a Roma contro la Cecoslovacchia nei tempi supplementari. Quattro anni dopo, il 19 giugno, l'Italia si ripete ed in finale batte 4-2 l'Uruguay nello stadio di Colombes, periferia di Parigi. Intanto, nel '36, era arrivato l'oro ai Giochi di Berlino con il 2-1 sull'Austria.
Per rivedere gli azzurri in cima al mondo dovranno passare 44 anni, fino al Mundial del 1982 con il Ct Enzo Bearzot in panchina e la finale di Madrid (11 luglio, una data che torna) vinta 3-1 a spese della Germania. Un viaggio che l'Italia inizia tra le critiche di molti osservatori e termina in gloria, anche grazie a 'Pablito' Rossi, capocannoniere del torneo con sei reti. Il titolo della quarta stella cucita sulla maglia vede Marcello Lippi al timone ed arriva nel 2006 in Germania. Dopo aver eliminato i padroni di casa in semifinale, Cannavaro (che poi vincerà il Pallone d'Oro) e compagni affrontano la Francia.
La partita dell'Olympiastadion di Berlino (9 luglio) passerà alla storia per la testata di Zidane a Materazzi, ma anche per i rigori dopo l'1-1 dei tempi regolamentari e supplementari, con il tiro decisivo trasformato da Fabio Grosso.