Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Euro 2016: si avvera la profezia di Tardelli 'vincerà il Portogallo'

Lo disse all'ANSA a maggio, in occasione della presentazione della biografia 'Tutto o niente', scritta dalla figlia Sara

di Giorgiana Cristalli - Foto di Giorgio Onorati ROMA

Il 19 maggio scorso Marco Tardelli disse all'ANSA, ancora prima della partenza degli Europei di calcio: "Vincerà il Portogallo". La sua profezia si è avverata con l'inaspettato successo dei lusitani.

Dai nostri archivi - ROMA 19.05.2016 -"Punto sul Portogallo di Ronaldo che, secondo me, vincerà gli Europei mentre non vedo bene gli Azzurri": parola di Marco Tardelli, eroe del Mundial di Spagna '82, che ha presentato a Roma, insieme a Giampiero Mughini e Riccardo Cucchi, la sua biografia 'Tutto o niente' (ed. Mondadori, pp. 167, 18 euro) scritta da sua figlia, Sara.

L'INTERVISTA VIDEO

L'ex calciatore e allenatore, che sarà commentatore degli Europei su Radio 1 Rai durante e dopo i match degli Azzurri, ha parlato del ct, Antonio Conte: "Farà bene - ha detto all'ANSA, a margine della presentazione del libro - è un professionista serio" e l'assoluzione nel processo Calciopoli "risolve parte dei suoi problemi", anche se restano due limiti: il parco giocatori e la panchina del Chelsea già pronta per lui. "Il fatto di sapere che il commissario tecnico andrà via - secondo Tardelli - è spesso un alibi per i giocatori". A questo si aggiunge "qualche problema, soprattutto in attacco, eccezion fatta per Graziano Pellé, che potrebbe essere decisivo". Promossa a pieni voti la difesa, sufficienza per il centrocampo.

Per il dopo Conte, Tardelli vede bene l'ipotesi di Giampiero Ventura "perché sa valorizzare i giocatori ed ha una rassicurante tranquillità interiore", mentre di sé dice secco: "Non sogno più la panchina azzurra".

A proposito di Nazionale, uno dei passaggi più scottanti del libro è quello in cui si racconta la prima volta di Tardelli a Coverciano per ottenere il patentino di allenatore, una carriera che fino a quel momento non aveva mai preso in considerazione. Il libro racconta l'inaspettata bocciatura, mai veramente chiarita dall'allora presidente, Antonio Matarrese, e infine l'altrettanto inaspettato ruolo di allenatore Under 16 e 18.

"Il mio urlo è durato 7 secondi. Il mio amico Gaetano Scirea mi ha passato la palla in area e l'ho colpita in scivolata. Rete. Italia 2, Germania 0. Il boato di 90 mila persone. E io ho fatto la cosa che amavo di più: ho corso. Ero inondato dai ricordi, dal senso di riscatto, dall'adrenalina. Quei 175 fotogrammi mi hanno regalato un posto nella storia del calcio. E quell'urlo è stato una scossa elettrica che ha cancellato la mia vita. Non c'è stato più un prima e non c'è un dopo": a più di trent'anni dall'urlo di Madrid, Marco Tardelli racconta senza reticenze alla figlia Sara la sua storia, nata da una passione assoluta e totalizzante come il primo amore, che nessun ostacolo, nessun rifiuto, è mai riuscito a spegnere: il calcio.

L'infanzia passata tra i monti della Garfagnana e la periferia di Pisa, le prime partite all'oratorio di padre Bianchi, che alimenta il suo sogno, contrastato invece dai genitori; i soldi guadagnati durante le vacanze estive come cameriere e i deludenti provini per club di serie A, finiti tutti allo stesso modo: "È bravo, ma con quel fisico non può fare il calciatore". Una storia di porte in faccia e di riscatti, tutto o niente (come recita il titolo del libro), bianco o nero. A soli 20 anni, dopo aver indossato le maglie di Pisa e Como, Marco approda alla Juventus di Gianni Agnelli e Giampiero Boniperti, una grande squadra che è innanzitutto una scuola di vita, e con la quale in dieci anni conquista un'impressionante serie di vittorie: 5 scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa dei Campioni (la tragica notte dell'Heysel), una Supercoppa europea, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa. Nel mezzo, la gloriosa carriera azzurra con la Nazionale di Enzo Bearzot nell'entusiasmante spedizione in Argentina (1978), in quella trionfale in Spagna (1982) e in quella sfortunata in Messico (1986). E quando l'avventura con il calcio giocato sembrava finita, perché sarebbe stato per lui impossibile raggiungere nuovi traguardi, un'inattesa carriera da allenatore condotta con alterne fortune: le gioie provate alla guida delle Nazionali giovanili, le delusioni sofferte sulla panchina dell'Inter e le stimolanti esperienze all'estero, prima come commissario tecnico dell'Egitto e poi come vice di Giovanni Trapattoni alla guida dell'Eire, privato per un gol irregolare di una storica qualificazione ai Mondiali in Sud Africa (2010).

Una bella storia di un numero 1 "nato senza camicia". Tutto o niente è anche e soprattutto il racconto dell'uomo Tardelli, "nato alla buona", di natura ribelle e con un "cromosoma contadino", delle sue molte e diverse amicizie, degli indimenticabili incontri con campioni e colleghi ma anche con ristoratori e tassisti, e dei turbolenti ma inossidabili rapporti con i figli, Sara e Nicola, e le donne della sua vita, con una piccante parentesi dedicata a Moana Pozzi, uno dei passaggi più curiosi del volume. Una vita vissuta sempre di corsa, in campo e fuori, ma senza sbandamenti: "Ho lottato per il mio sogno da solo, senza l'aiuto di nessuno. Come regalo ho avuto il talento, tutto il resto me lo sono guadagnato passo dopo passo, centimetro per centimetro".

"Saccheggiare il magazzino dei ricordi di mio padre è stato un viaggio. Ho scoperto delusioni, gioie ed emozioni, e in qualche modo ho ritrovato anche me stessa", scrive Sara. "Aprire la vita di mio padre, nel bene e nel male, ha ossigenato i ricordi", aggiunge, prima di concludere: "Fin da bambina, mi rendevo perfettamente conto che nelle altre case non capitava di aprire la porta e trovarsi davanti Michel Platini carico di buste colme di ostriche, che ai genitori dei miei amici non chiedevano gli autografi, e che la domanda: 'Ma tu sei la figlia di...?' non la facevano a tutti i bambini. Ma 'essere figlia di' mi ha insegnato che se mio padre ha raggiunto i suoi obiettivi, posso farlo anch'io e possono farlo tutti".   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA