La Spagna è l'unica squadra ad avere vinto per tre volte nella storia la Coppa Europa per nazioni. Gli ultimi due successi coincidono con le ultime edizioni della rassegna continentale, disputate sui campi di Svizzera-Austria nel 2008, Ucraina-Polonia nel 2012. In entrambi i casi, a incrociare le 'Furie rosse' è stata proprio l'Italia, condannata dai rigori nel 2008 nei quarti di finale (era la Spagna di Luis Aragones), e surclassata nella finale del 2012 dalla squadra di Vicente Del Bosque, tuttora al timone della cosiddetta 'fabbrica di fenomeni'.
La Spagna, assieme alla Germania, è considerata la squadra da battere, a prescindere dal flop nel Mondiale brasiliano di due anni fa. Nel 2014 qualche big è apparso stanco, qualcun altro appannato e forse pago dagli innumerevoli successi conquistati fra il 2008 e il 2012, in mezzo ai quali va collocato il trionfo nel Mondiale sudafricano 2010. Per un quadriennio la Spagna è stata la squadra più forte al mondo, ma in Brasile ha mostrato più d'una crepa, facendo intendere che bisognava rivedere qualche scelta, svecchiare un organico usurato e che perso un pilastro come Xavi.
Del Bosque, da allenatore saggio e arguto, è corso ai ripari, limitandosi però a inserire qualche elemento nuovo in un organico già piuttosto collaudato. Si sono così affacciati alla ribalta i Morata, i Koke, i Bartra e gli Isco, più Carvajal che però dovrà saltare Euro 2016 a causa dell'infortunio nella finale di Champions Real-Atletico. Al suo posto il ct si affiderà a Bellerin, un ragazzo che nell'Arsenal si è messo in grande evidenza. In ogni caso, si tratta di talenti di provato valore che, nelle rispettive squadre (Barca, Atletico e Real Madrid), hanno acquisito esperienza e duttilità tattica.
L'ossatura della 'Roja' è sempre formata da elementi di altissimo spessore tecnico, con un'esperienza da vendere e una bacheca personale impareggiabile. Del Bosque ha modificato qualcosa nel modulo, scegliendo la strada del 4-5-1, con Casillas (avviato verso le 170 presenze) in porta, alle spalle di Juanfran, Piqué, Sergio Ramos e Alba; a centrocampo in genere agiscono Busquets, Iniesta, David Silva, Fàbregas e lo sgusciante Pedro, in attacco Morata o Nolito prenderanno il posto del grande escluso Diego Costa, brasiliano naturalizzato che comincia a rimpiangere di non aver scelto a suo tempo la Selecao. Si tratta di uno schema flessibile, molto elastico, in cui gli individualismi riescono a prevalere e a garantire i presupposti per ottenere i migliori risultati.
Rispetto alle versioni precedenti, e vincenti, della Spagna, questa volta il ct può fare affidamento su bomber di razza come appunto Nolito o Morata (ma c'è anche il basco Aduriz) che riescono a spaccare le difese, indossando i panni da trascinatore. Lo svecchiamento della squadra passa attraverso meccanismi delicati, ma anche qualche dolorosa rinuncia, ma la classe non è acqua e giocatori come Iniesta, Piquè, Sergio Ramos - tanto per fare dei nomi - non sono facili da rimpiazzare. Per questo l'usato sicuro della Spagna è una garanzia assoluta e gli avversari se ne accorgeranno sui campi di Francia.