L'appetito vien mangiando, e ora che si sono seduti a tavola con le 'grandi' d'Europa i giocatori islandesi ci hanno preso gusto e non vogliono più alzarsi, anche perché si trovano nell'invidiabile situazione psicologica di non aver nulla da perdere: comunque vada con l'Inghilterra, in patria saranno accolti come eroi, e se poi arrivasse anche l'impresa allora la loro vita cambierebbe per sempre. Un cambiamento epocale che potrebbe far seguito a quello politico per la terra dei geyser a seguito dell'elezione a presidente dell'anti-establishment, Gudni Johannesson, dopo il ventennale regno di Olafur Grimsson, in carica dal 1996. Il neo-presidente, 48 anni compiuti proprio oggi, ha subito promesso che all'appuntamento con la storia calcistica del suo paese, in programma domani sera a Nizza, lui non mancherà.
A dar manforte ad una squadra che sotto sotto comincia a cullare sogni e ambizioni di gloria, sostenuta da una marea blu che dopo aver invaso Parigi con oltre 10 mila tifosi (ma si stima in 50 mila la loro presenza in Francia) è pronta a fare lo stesso a Nizza nella sfida contro l'amica Inghilterra, nazione molto amata in Islanda, tanto da essere più volte sostenuta, ma non certo questa volta. ''Vogliamo di più - ha ammesso alla vigilia Jon Dadi Bodvarsson, centrocampista del Kaiseslautern - il nostro obiettivo era di superare la fase a gironi. Ma se ce. lo chiedete adesso che siamo agli ottavi, la risposta è che vogliamo di più. Vogliamo scrivere una pagina di storia ancora più grande per il nostro paese''. Sulla strada che porta ai quarti, in una favola a cui gli islandesi vogliono aggiungere un altro capitolo, c'è l'Inghilterra di Vardy e Rooney: ''Siamo davvero eccitati di incontrare l'Inghilterra, non vediamo l'ora di scendere in campo - ha aggiunto - Per noi è una partita speciale. Sono cresciuto guardando in tv la Premier League. Per questo sarà anche un po' strano''.