Cittadina nel cuore dell'Auvergne, ai piedi del massiccio del Pilat, Saint Etienne è uno dei luoghi simbolo della de-industrializzazione della Francia, in cui le grandi fabbriche e le miniere di carbone hanno lasciato il posto agli studi di design e grafica.
Nel XIX secolo, la città era uno dei centri minerari e industriali più attivi di Francia, terra della prima linea ferroviaria a vapore e dell'invenzione della prima macchina da cucire nel 1830, ma anche luogo di fermento politico, sul cui municipio durante la Repubblica del 1848 fu issata la bandiera rossa e nel 1868 fu aperta la prima 'antenna' francese della Prima Internazionale. Con l'avvicinarsi della Prima guerra mondiale, le fabbriche cittadini sono pian piano riconvertite alla produzione bellica, facendo di Saint-Etienne la "città delle armi e delle biciclette".
Durante il regime collaborazionista, la città resta uno dei centri del movimento operaio, scelta non a caso dal maresciallo Pétain per presentare la sua 'Carta del lavoro' sui rapporti tra proprietari delle aziende e dipendenti. Ma tra gli anni Settanta e Ottanta arriva il declino: Il carbone è ormai soppiantata da petrolio e gas, e le grandi manifatture chiudono l'una dopo l'altra, decimate dalla delocalizzazione della siderurgia e della meccanica pesante.
La città deve quindi reinventarsi, e sceglie la strada della creatività . Sfruttando la sua tradizione industriale, si trasforma in grande centro del design, aprendo alla multimedialità e al digitale. Un'evoluzione simbolizzata dall'avveniristico quartiere della Manufacture, dove lavorano fianco a fianco imprenditori innovativi, laboratori di ricerca e freelance. Ma anche dall'ingresso nel 2010 di Saint Etienne nella rete delle città creative Unesco.